Le salite del Giro d’Italia 2018: Monte Zoncolan

Monte Zoncolan Giro d'Italia 2018

Torna la durissima salita friulana spesso decisiva nelle ultime quindici edizioni del Giro d’Italia

Dal 2003 al 2014 il Giro d’Italia ha affrontato per ben cinque volte il Monte Zoncolan, da molti ciclisti professionisti ritenuta come la salita più impegnativa mai affrontata nella Corsa Rosa. Nel 2018, per la quinta volta consecutiva, l’ascesa verrà affrontata dal versante di Ovaro, quello più impegnativo dei tre.

La prima volta che una corsa professionistica arrivò in cima allo Zoncolan fu il 1997: la decima tappa del Giro d’Italia femminile si arrampicò da Sutrio e il successo andò a Fabiana Luperini, plurivincitrice del Girodonne.

Ci vollero sei anni perché anche il Giro maschile decidesse di scalare l’arcigna salita friulana. Nel 2003 si salì da Sutrio e Gilberto Simoni sbaragliò il campo precedendo Stefano Garzelli e Francesco Casagrande. Al quinto posto si piazzò Marco Pantani, fornendo ai propri tifosi uno degli ultimi lampi di classe della sua carriera.

Nel 2007 Gibo Simoni bissò il successo salendo da Ovaro, il versante che è stato affrontato in tutte le successive scalate (quella del 2010 con il successo di Ivan Basso, quella del 2011 con la vittoria di Igor Anton e quella del 2014 che vide primo Michael Rogers) e sul quale i “girini” si arrampicheranno nel prossimo mese di maggio.

Uno dei tornanti più impegnativi della salita al Monte Zoncolan

Vediamo la salita nel dettaglio. L’ascesa comincia ad Ovaro, località di fondovalle situata a 530 metri. I primi 2.150 metri dell’ascesa hanno una pendenza del 9,1%. Ciò significa che la catena viene scalata da subito sui rapporti più leggeri. Il secondo mezzo chilometro ha una pendenza media dell’11,4%, mentre raggiunta la piazza di Liariis la strada spiana per 500 metri salendo appena al 3,2%.

La strettoia posta a 8 chilometri dalla vetta segna l’inizio di quello che è il tratto più impegnativo di tutte le salite affrontate in gare professionistiche italiane: nei 4,95 km che vanno dai 7,95 km ai 3 km al traguardo la pendenza media è del 15,3%.

Ora molti ciclisti sanno che le rampe al 15% sono una sorta di spartiacque: superato questo gradiente molti devono mettere il piede a terra. Chi riesce a superarle in sella è un ciclista che fa sul serio. Ma normalmente si parla di rampe di poche centinaia di metri.

Sullo Zoncolan, invece, si affrontano poco meno di 5 chilometri al 15,3%, con punte massime del 20% e del 22%.  In appena 4950 metri lineari si sale da quota 683 metri a quota 1300 metri. Nella prima metà di questo segmento ci sono tre tratti di 500 metri nei quali la pendenza media è superiore al 16%.

Gran parte della salita friulana si sviluppa in un bosco di aghifoglie

Anche un buon allenamento e un rapporto peso-potenza ottimale possono non bastare. Per scalare il Monte Zoncolan da Ovaro bisogna montare una compatta con il 34×30 o il 34×29. Qualcuno potrebbe vedere l’utilizzo di simili rapporti come un disonore, in realtà si tratta solo e soltanto di saggezza.

Quando Simoni vinse nel 2007 salì con un 34×27, un rapporto che sviluppa 2,66 metri a pedalata. Come dicevamo chi non è professionista deve avere l’umiltà di salire con la tripla o con una compatta allestita con il 34×29 (2,48metri a pedalata) o con il 34×30 (2,39 metri a pedalata), anche perché l’ascesa dello Zoncolan non è di quelle che perdonano. Se si mette piede a terra, infatti, è difficilissimo ripartire su simili pendenze senza qualcuno che ci dia una s.

L’altimetria della salita che verrà affrontata nella quattordicesima tappa del Giro d’Italia 2018, la San Vito a Tagliamento – Zoncolan di 181 km

C’è anche la possibilità di salire in mountain bike con un “comodo” 32×28 (2,41 metri) quando non un 22×28 (1,66 metri). Sgomberate il campo da qualsiasi scrupolo: arrivare in cima a una salita del genere pedalando è una grande vittoria qualsiasi rapporto si utilizzi. Quindi anche una mountain bike può essere utile per raggiungere il proprio obiettivo.

Superato il terribile tratto centrale, le pendenze si fanno meno accentuate: 970 metri al 13% sono seguiti da 1060 metri al 7,4%. Gli ultimi 970 metri all’8,8% sono un suggestivo serpentone che al passaggio dei prof si trasforma in un vero e proprio stadio del ciclismo.

In 10,1 km si supera un dislivello di 1203 metri per una pendenza media dell’11,9%.

Chiudiamo con i consueti consigli per gli spettatori non ciclisti. Se la sommità è il luogo più suggestivo nel quale assistere al passaggio dei corridori, i più redditizi sono i due tratti al 22% e al 20% situati rispettivamente a 3,5 km e a 5,7 km dall’inizio dell’ascesa.

In entrambi i casi si lascia l’auto a Ovaro e si sale a piedi. Per raggiungere la vetta, invece, è consigliabile salire dal versante di Sutrio. Viste le pendenze salire a piedi o in bici può essere decisamente salutare per la vostra auto. La frizione vi ringrazierà!

 

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Giornalista e ciclista, è riuscito a far convivere le sue due passioni scrivendo di bici per numerose testate, fra cui "Ciclismo" e "L'Unità". Colleziona colli alpini ed è sempre a caccia di nuovi itinerari fra Italia, Francia e Portogallo. Ha pubblicato diversi libri fra cui "Storia del ciclismo" e "Grimpeur".
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