Lo yoga e i chakra: che legame c’è e a cosa serve il Kundalini

Chakra e Yoga

All’origine dei grandi benefici che lo yoga è in grado di procurare, ci sono delle evidenze scientifiche che nemmeno coloro che credono soltanto in ciò che è tangibile, documentato e documentabile possono negare: la pratica degli asana, insieme ad una respirazone corretta, armonizzano l’apparato muscolo-scheletrico, attivano gli organi interni e ossigenano bene il sangue che arriva in tutto il corpo, non ultimo al cervello. Lo yoga ha però il merito di riequilibrare anche parti di noi che non figurano nei manuali di anatomia del corpo umano, anche se al corpo umano sono strettamente connessi: i chakra. Non si può perciò parlare di yoga, senza menzionare il rapporto che questo ha con i nostri sette centri energetici. Liberi, gli illuministi, di considerarli un’invenzione a beneficio di soggetti facilmente suggestionabili.

I sette chakra e lo yoga

Secondo lo yoga, oltre alla parte “fisica” del nostro corpo, il nostro essere è formato da una componente che non possiamo vedere né toccare, ma non per questo risulta meno importante: l’energia vitale o prana, che fluisce nel nostro corpo tramite un “reticolato” di canali energetici detti nadi. Tra le migliaia di nadi, però, alcuni “sono più nadi degli altri”.

Si tratta di tre canali principali, che partono dalla base della colonna vertebrale e terminano alla sommità del capo. Uno di questi tre nadi (Sumshumna) procede in linea retta lungo la colonna arrivando alla sommità del capo. Gli altri due che rappresentano rispettivamente l’energia maschile (Pingala) e quella femminile (Ida), hanno un andamento a spirale e si avvolgono intorno a Sunshumna.

Quando si incontrano formano dei vortici di energia in 7 punti corrispondenti ai chakra. Ognuno di essi presiede a determinate emozioni oltre che specifiche funzionalità fisiche essendo associato ad una particolare ghiandola endocrina. Cercare di descriverli è un po’ come voler delineare l’identikit di una divinità, ma l’iconografia popolare li rappresenta come dischi di luce, ognuno di un diverso colore dell’iride.

Così come una macchina, che vorremmo sempre perfettamente funzionante, ma che, ahinoi, un giorno ha un problema alla batteria, l’altra al filtro e quell’altra ancora alla carburazione, anche i nostri chakra sono soggetti a “guasti”. L’energia corrispondente può risultare bloccata, oppure eccessiva. In entrambi i casi si crea uno squilibrio che lo yoga può intervenire ad aggiustare come il miglior meccanico della Ferrari.

Quali sono le “avarie”, fisiche ed emotive, connesse con lo squilibrio di ogni chakra? Dal punto di vista fisico lo squilibrio è facilmente relazionabile a tutte le patologie legate alle parti del corpo a cui ogni chakra sovrintende. Ovviamente si parla solo di patologie psicosomatiche: se ad esempio avete mal di gola perchè fumate come turchi e andate in scooter in pieno inverno in canottiera, non è colpa di Visuhddha ma vostra, della nicotina e del clima.

Quali sono invece le alterazioni meno tangibili, quelle emotive, caratteriali o psicologiche che rappresentano le spie di un “guasto” negli ingranaggi dei chakra?

1° chakra: Muladhara (chakra della radice)

Il suo colore è il rosso ed è posizionato alla base della colonna all’altezza del coccige. È il chakra che presiede al soddisfacimento dei bisogni legati alla sopravvivenza materiale: sfamarsi, trovare un riparo, riprodursi. È associato alle ghiandole surrenali e responsabile dalla salute della parte bassa del corpo: arti inferiori, e tutta la parte inferiore dell’intestino (crasso, retto, ano).

L’insufficiente funzionalità di questo chakra è causa dell’ansia legata alla sopravvivenza materiale, alla paura eccessiva di perdere i propri bene terreni, il lavoro. Il soggetto appare debole, poco combattivo e si rifugia nel sogno di una condizione migliore o auspicabile, anzichè combattere perchè quel che teme non si verifichi.

Un eccesso di energia a livello del primo chakra si traduce in avidità, attaccamento eccessivo ai beni materiali, ostentazione, scarsa o inesistente capacità di dare e condividere. Gli asana per riequilibrarlo sono quelli che coinvolgono gli arti inferiori.

2° chakra Svadhisthana (chakra del centro sacrale)

Il suo colore è l’arancione e si trova all’altezza dei genitali. Presiede al desiderio, alla sessualità gioiosa e al piacere. È associato alle ovaie e ai testicoli. È responsabile della salute dell’apparato riproduttivo, reni, vescica, intestino tenue, ossa e la parte di colonna della zona lombare.

Il blocco di questo chakra corrisponde a un blocco della sessualità: frigidità, impotenza, difficoltà a provare piacere, ma anche gelosia non motivata. Al contrario un eccesso porta alla ricerca spasmodica del piacere in maniera patologica. Gli asana utili a riequilibrare questo chakra sono quelli che coinvolgono fianchi e bacino.

3° chakra Manipura (chakra del plesso solare)

Di colore giallo è situato esattamente nell’area del plesso solare. Presiede alla consapevolezza di sè e alla forza di volontà. È associato al pancreas e responsabile della salute di tutto l’apparato digestivo e delle ghiandole endocrine connesse e del sistema immunitario.

Chi ha il 3° chakra bloccato ha scarsa fiducia nelle proprie capacità e nei propri mezzi, mentre l’eccesso di energia si manifesta con atteggiamenti egocentrici, dittatoriali, arroganti e scarsa considerazione del prossimo e della sua opinione. Il suo riequilibrio è favorito dalla pratica di asana che coinvolgono gli addominali.

4° chakra Anahata (chakra del cuore)

Il suo colore è verde. È posizionato all’altezza del cuore e presiede all’amore incondizionato. È associato al timo e responsabile della salute di apparato respiratorio e cardio-circolatorio, epidermide. L’incapacità a ricevere o a manifestare in maniera fisica o visibile amore o tenerezza (al netto dei retaggi culturali) indicano il blocco di questo chakra.

L’eccessiva identificazione col disagio altrui, la tendenza a prendere su di sè i problemi del mondo, in parole povere livelli di pietas oltre il limite del ragionevole, indicano al contrario un eccesso di energia. Il riequilibrio passa attraverso gli asana che favoriscono l’apertura del torace.

5° chakra Vishuddha (chakra della gola)

Di colore azzurro si trova all’altezza della nuca. Presiede alla comunicazione e alla creatività. È associato alla tiroide e incaricato del benessere di bocca, esofago, laringe e faringe, oltre che dell’udito e delle braccia. La difficoltà di espressione e il blocco della creatività descrittiva, sono i principali sintomi del chakra bloccato.

Al suo opposto troviamo l’eccessiva verbosità, la logorrea, la tendenza a parlare solo per sentire il suono della propria voce. Gli asana di inversione oltre alla posizione del leone, sono i più indicati per riequilibrare Vishuddha

6° chakra: Ajna ( terzo occhio)

Di colore indaco è situato al centro della fronte. Presiede alla capacità di comprendere, immaginare, visualizzare, ricordare e passare dall’idea alla realizzazione pratica. È associato all’ipofisi e presiede alla salute del sistema nervoso centrale, cervelletto,ormoni, occhi, naso e orecchie.

Scarsa capacità di concentrazione e memoria, sfiducia nel proprio intuito, mancanza di immaginazione, sono i segni di Ajina bloccato. Gli asana che servono ad orientare il respiro e la meditazione possono essere d’aiuto.

7° chakra: Sahasrara (chakra della corona)

Di colore viola si trova alla sommità del capo ed è il tramite con la nostra spiritualità. È associato alla ghiandola pineale e responsabile del ritmo sonno-veglia.
Con lo squilibrio di Sahasrara si va dallo scetticismo più assoluto, l’eccessiva razionalità, la chiusura verso tutto ciò che sfugge alla logica, al suo opposto: la creduloneria più assoluta, il “bigottismo”, la superstizione. Meditazione e posizioni sulla testa sono utili per riequilibrare Sahasrara.

Il Kundalini non è solo un tipo di yoga

Molti lo conoscono come un tipo di yoga. Questo è vero solo in parte: si chiama infatti così perchè è il tipo di yoga che più di ogni altro ha il potere di risvegliare il Kundalini, la forza vitale che secondo la tradizione riposa nel nostro osso sacro e che risale, o almeno dovrebbe risalire, lungo la colonna circolando in maniera corretta nei diversi chakra. Limitiamoci, qui, a riferirci al tipo di yoga.

Chakra, yoga, kundaliniPer praticare il Kundalini  è necessario rivolgersi a centri specializzati. Difficilmente lo troveremo nelle palestre che offrono lo yoga tra i diversi tipi di corsi, più inclini al fitness e al lavoro fisico. Il Kundalini, pur non escludendo la pratica di asana impegnativi e faticosi, è più orientato alla respirazione, alla recita di mantra e al lavoro sui chakra. È proprio sul riallineamento dei chakra e sull’energia che ne sprigiona, che si arriva ad uno stato di benessere fisico e psicologico.

La pratica del Kundalini è, in genere, abbastanza omogenea da centro a centro, anche se ogni lezione all’interno di un ciclo differisce dalla precedente. Il Kundalini richiede grande capacità di concentrazione. Per questo motivo, partendo dalla mia esperienza personale, mi sento di dare un paio di suggerimenti, che non devono essere presi come verità rivelata, ma come una semplice testimonianza, visto che ognuno di noi è fatto in maniera diversa: per chi abbia deciso di iniziare a praticare Kundalini yoga, sarebbe preferibile farlo in un periodo relativamente tranquillo da impegni. È vero che è proprio nei momenti di maggior stress che si cerca la pace interiore.

È però anche vero, che se è possibile lasciare nello spogliatoio i sentimenti negativi, il pensiero degli impegni inderogabili che ci aspettano fuori, ci seguirà anche sul tappetino. Se stiamo pensando che domani è l’ultimo giorno per ricorrere contro la multa o per pagare l’IMU, la concentrazione inevitabilmente ne risente. Oltre a ciò il Kundalini, più di ogni altro tipo di yoga, richiede costanza nella pratica, trattandosi di un vero e proprio percorso, che per essere veramente efficace deve essere lineare.

L’altro suggerimento è quello di scegliere bene l’insegnante, soprattutto se non siete molto plasmabili e avete poca capacità di concentrazione, dato che gran parte del lavoro è basato su meditazione e visualizzazione. Ci sono maestri dotati di carisma, autorevolezza e tono di voce, che stimolano naturalmente la meditazione. Altri che, pure bravissimi, mentre si atteggiano a Giucas Casella ti fanno solo scappar da ridere. Purtroppo il carisma è qualcosa di innato che non ha niente a che vedere con la bravura e soprattutto non si impara nel corso dei teacher training.

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Ex istruttrice di nuoto, appassionata di yoga nonostante uno spirito pragmatico e contadino. Amo lo sport non agonistico da quando l'agonismo ha battuto l'etica ai rigori. Sono attiva sui seguenti social network: Campariorangecongliamici e Pizza&chiacchiere.
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