Intervista a Vincenzo Nibali: “Il mio 2018 fra classiche, Tour e Mondiale”
Abbiamo intervistato il leader del Team Bahrain Merida che debutta quest’oggi al Dubai Tour. Ecco che cosa ci ha raccontato “lo Squalo dello Stretto”
Da dieci anni l’Italia non vince un Mondiale di ciclismo: dal trionfo di Alessandro Ballan a Varese, nel 2008, la nazionale azzurra ha rimediato solamente delusioni nelle rassegne iridate. Anche nelle classiche monumento l’Italia ha perso il primato acquisito all’inizio degli anni Novanta e mantenuto fino a quell’anno cruciale. Dopo l’ultima vittoria mondiale soltanto due corridori sono stati capaci di imporsi nelle gare in linea più prestigiose del mondo: Damiano Cunego e Vincenzo Nibali.
Lo Squalo dello Stretto è l’unico italiano che, in questo periodo di vacche magre, ha saputo imporsi per ben due volte in una grande classica: è successo nei Giri di Lombardia del 2015 e del 2017. Parallelamente al suo straordinario curriculum nelle grandi corse a tappe (tripla corona con quattro successi e ben dieci podi), il leader del Team Bahrain Merida ha dimostrato di essere un corridore eccellente anche nelle corse in linea, specialmente quando il tracciato di gara è impegnativo. Oltre ai successi nella versione “comasca” del Lombardia, alle vittorie tricolori di Fondo (2014) e Superga (2015), ci sono stati il quarto posto al Mondiale del 2013 a Firenze, il 2° posto alla Liegi-Bastogne-Liegi e il 3° posto alla Milano-Sanremo del 2012. E che cosa sarebbe successo se il messinese non fosse scivolato nell’ultima discesa della prova olimpica su strada di Rio de Janeiro?
È evidente che un tracciato di gara come quello dell’appuntamento iridato del prossimo 30 settembre rivesta un ruolo di primaria importanza nel calendario di un corridore che appartiene già alla ristretta schiera di coloro che hanno vinto tutti e tre i grandi giri e ambisce a entrare nell’ancor più ristretto pool di coloro che hanno saputo aggiungere l’iride alla tripla corona (Gimondi, Merckx e Hinault).
La stagione che inizia oggi con il Dubai Tour, però, non sarà solamente una lunga attesa dell’appuntamento di fine settembre. A 33 anni Nibali cerca nuovi stimoli nelle classiche di primavera e tornerà al Tour de France con l’ambizione di ripetere il colpaccio del 2014.
Noi di Sport Folks lo abbiamo sentito alla vigilia del debutto stagionale per capire cosa ci attende nei prossimi otto mesi di gare…
Dopo il forfait in Argentina, debutti al sole di Dubai. Puoi raccontarci come e dove hai svolto la preparazione invernale?
“Dopo il Lombardia sono stato una settimana tra Giappone e Taiwan. Sono rientrato in Europa e, prevalentemente, sono stato a casa a Lugano pedalando tra Italia e Svizzera”.
Accanto al ciclismo su strada quali sono le attività complementari che privilegi durante la pausa invernale? Fai mountain bike o altri sport?
“Faccio un po’ di palestra, ma preferisco stare all’aria aperta. Mi piace andare in mountain bike con i miei colleghi. Esco spesso con Aru, Pozzovivo, Gasparotto e Ulissi, anche perché abitiamo vicino”.
Puoi descriverci una tua settimana-tipo di allenamento nell’avvicinamento di una grande corsa a tappe, scandendo gli allenamenti e i chilometraggi dal lunedì alla domenica?
“Non esiste la settimana tipo. Dipende da corsa a corsa e in quale momento della stagione sono. In generale, si potrebbe dividere la settimana in due parti con in mezzo un giorno di riposo attivo. In genere, le ore di allenamento crescono progressivamente, con l’ultimo giorno in cui capita di fare un lungo di 6-7 ore”.
Quali sono le tue salite preferite nelle grandi corse a tappe e quali quelle sulle quali sei solito valutare la tua condizione in allenamento?
“Negli ultimi anni, abbiamo preparato i grandi appuntamenti al Passo San Pellegrino, nel cuore delle Dolomiti, oppure all’inizio di stagione andando al Teide. Le salite che mi piacciono di più sono quelle delle Dolomiti specie quelle lunghe e ripide perché si adattano meglio alle mie caratteristiche. Quando siamo al Passo San Pellegrino – quest’anno saremo lì prima del Tour – proviamo un po’ tutte le ascese della zona e devo dire che anche dopo tante volte arrampicarsi rimane sempre una bella emozione”.
Quali sono i dati più importanti con i quali valuti la tua condizione?
“Durante l’anno vengono fatti dei test per valutare la condizione e sono seguito dal mio coach Paolo Slongo per quanto riguarda l’allenamento. Oltre a questo, mi affido a quelle che sono le mie sensazioni. Dopo anni di esperienza, credo di conoscermi bene e mi piace ‘ascoltarmi’ per capire a che punto è la mia preparazione”.
Quali modelli Merida utilizzi e quali sono le caratteristiche delle biciclette che hai in dotazione?
“Il Team utilizza tre modelli differenti di Merida. Abbiamo due bici da strada – la Merida Scultura e la Reacto – oltre alla Merida Warp TT che utilizzano le prove contro il tempo. La Scultura ha un telaio che pesa solo 800 grammi ed è una bici agile che si guida molto bene, mentre la Reacto viene utilizzata prevalentemente nelle gare a tappe anche per via della sua aerodinamicità. La Warp TT è la bici da crono e si distingue per il suo design e per la sua versatilità di guida”.
Il debutto al Giro delle Fiandre e la Liegi-Bastogne-Liegi sono i tuoi obiettivi di primavera. Con quali ambizioni ti presenterai a queste due corse?
“Le ambizioni sono le solite ovvero di fare il meglio possibile. Correrò il Fiandre per la prima volta e quindi i muri sono un mondo nuovo per me, mentre la Liegi-Bastogne-Liegi la conosco e mi è sempre piaciuta. Il percorso è adatto a un corridore come me e per questo motivo punto a fare molto bene”.
Cosa pensi del percorso di gara del prossimo Tour de France? Quali saranno le tappe in cui si deciderà la corsa?
“Il percorso mi è piaciuto fin da subito. Alpi e Pirenei a parte, ci sono tappe molto difficili da interpretare e che potranno riservare sorprese. Una tra tutte, quella con arrivo a Roubaix dopo diversi chilometri di pavé”.
La Vuelta a España è, da sempre, una corsa adattissima alle tue caratteristiche. Come la affronterai nel 2018?
“L’idea è di non correre per la classifica generale, ma di pensare soprattutto a preparare il Mondiale. Ma vedremo più avanti”.
Cosa pensi del tracciato del Mondiale di Innsbruck? Quali sono, sulla carta, i punti chiave della corsa? Quali saranno i principali avversari della nazionale azzurra su un tracciato con 5000 metri di dislivello?
“Penso che andrò presto a vederlo di persona. Al momento, le persone che l’hanno visto mi hanno raccontato che è molto impegnativo e che la salita non manca. Sono tanti i corridori che possono ambire alla maglia iridata. Occorrerà avere resistenza e andare forte in salita, per cui i pretendenti non saranno molti ma neanche pochi. Penso a Tom Dumoulin, ad Alejandro Valverde o anche a Peter Sagan che non è certo fermo quando c’è da salire”.
Grandi giri, classiche, corse a tappe di una settimana, due campionati italiani, nessun corridore in attività può vantare un curriculum completo come il tuo. Ma il tuo ciclismo è anche spettacolare e generoso, un ciclismo all’attacco tanto in salita come in discesa. Cosa pensi che conti di più per il pubblico, i tuoi numeri o il modo in cui hai saputo importi?
“Credo tutte e due le cose. Alla gente piace lo spettacolo, ma vuole anche vederti vincere. Mi piace essere imprevedibile e, a volte, rischiare il tutto per tutto. Il pubblico lo capisce, ma vuole anche vederti arrivare a braccia alzate”.
Foto Ufficio Stampa Team Bahrain Merida – Bettiniphoto