Superga in bici: la salita della Milano-Torino
Dal 2012 la classica più antica del calendario internazionale arriva ai 670 metri della Basilica di Superga. L’abbiamo pedalata per voi
Alberto Contador, Diego Ulissi, Giampaolo Caruso, Diego Rosa, Miguel Angel Lopez, Rigoberto Uran e Thibaut Pinot, i nomi dei vincitori delle ultime sette Milano-Torino evidenziano come la classica più antica del calendario internazionale sia diventata una prova per scalatori puri.
Non sono molte le corse in linea che possono vantare un arrivo così impegnativo come quello torinese e noi, con qualche giorno di anticipo sull’appuntamento di fine stagione, abbiamo deciso di analizzare la salita di Superga le cui pendenze arrivano sino al 18%!
Ricordiamo anche che nel 2015 Vincenzo Nibali vinse il suo secondo campionato italiano staccando tutti sulla salita che portava al Colle di Superga.
La Basilica di Superga – dove si conclude anche la Granfondo Torino – è situata sulla collina torinese ed è nota per due ragioni: per le tombe dei Savoia custodite nella Cripta Reale e per il monumento che ricorda i caduti del Grande Torino. Il 4 maggio 1949, infatti, il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI, con a bordo l’intera squadra granata, si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della Basilica di Superga, che sorge sulla collina torinese. Le vittime furono 31 (18 calciatori, 3 dirigenti, 3 allenatori, 3 giornalisti e 4 membri dell’equipaggio).
Superga: la salita ai raggi X
L’attacco della salita avviene all’inizio di Strada Comunale Superga, di fronte alla Tranvia Sassi-Superga. L’ascesa è lunga 4,9 km con un dislivello di 447 metri e una pendenza media del 9%.
Dopo un centinaio di metri in falsopiano la strada s’impenna immediatamente su pendenze in doppia cifra. La media del primo chilometro di ascesa è del 9,8%, ma i 200 metri che seguono l’angolo con via Borgofranco hanno una pendenza media del 15% che mette subito le cose in chiaro.
La Basilica di Superga domina la collina torinese a quota 670 metriSi tratta, dunque, di una salita molto esigente intervallata da tratti che consentono ai ciclisti di respirare. Superato il primo chilometro la pendenza si attenua per circa 400 metri con una pendenza del 6%, poi la percentuale torna al 12% per 200 metri. Il passaggio sotto il cavalcavia della Tranvia Sassi-Superga dopo 1,9 km di salita segna l’inizio del tratto più impegnativo dell’ascesa: 300 metri al 15,3% con una punta massima del 18% nel tratto che precede il tornante largo a 2300 metri dall’attacco dell’ascesa.
Superato questo tratto, inizia il tratto più facile dell’intera salita: la pendenza media del terzo chilometro è del 6,9% con un tratto pianeggiante in prossimità di Pian Gambino.
Il quarto chilometro – che inizia proprio in prossimità della fermata della Tranvia di Pian Gambino – è il più difficile dell’intera salita, con una pendenza media dell’11,8%. Qui le pendenze non raggiungono i picchi dei precedenti tratti di salita, ma il gradiente è piuttosto regolare. Si arriva così agli ultimi 980metri che possono essere suddivisi in due parti: i primi 300 metri al 6,7% fino al bivio che impone la svolta a sinistra, gli altri 680 metri al 7,7% dell’ultima rampa che si conclude di fronte alla Basilica di Superga. L’ultimo chilometro ha una pendenza media del 7,3%.
Giunti in cima, nelle giornate più terse (tendenzialmente all’inizio della primavera, in autunno e in inverno), si può godere un’ampia veduta su Torino e su una buona parte dell’arco alpino della sua provincia e di quella di Cuneo.
Se le temperature non sono troppo basse la salita di Superga è percorribile dodici mesi l’anno. Se si decide di scendere a ritroso, però, occorre valutare che l’asfalto sia asciutto e non ci sia il ghiaccio perché si tratta di una discesa molto tecnica.
Una delle possibilità per prolungare il proprio itinerario senza troppo sforzo è scendere dalla strada Panoramica da anni interdetta ai motociclisti. Quest’ampia discesa dall’ottimo fondo stradale dà modo ai ciclisti di divertirsi in relativa sicurezza. Giunti a Pino Torinese la discesa si fa più tecnica e complessa, anche se nella parte conclusiva si riescono a raggiungere comunque alte velocità.
Foto e video di Davide Mazzocco