Sportivi a caccia di motivatori e mental coach: ecco perché

mental coach

Negli ultimi anni si è assistito ad una crescita esponenziale del numero di atleti, soprattutto calciatori, che fanno ricorso a figure come motivatori e mental coach per migliorare le proprie prestazioni oppure per uscire da periodi particolari. Spesso le due figure vengono confuse, poiché effettivamente lavorano entrambe sulla testa degli atleti, ma non sono esattamente la stessa cosa. Un  motivatore, per quanto preparato, non ha infatti competenze specifiche: si tratta più che altro di un termine giornalistico, con il quale si definisce una figura che ha lo scopo di motivare un atleta, ma non è detto che sia in grado di generare concreti benefici.

La differenza tra motivatore e mental coach

È per questo motivo che, seppur rispettando la figura che in tanti casi è riuscita anche ad ottenere risultati importanti nel calcio come in altri sport professionistici, bisogna distinguerla nettamente da un mental coach. In questo caso, infatti, si tratta di un professionista che è preparato in tecniche di comunicazione, capacità di relazione, abilità e familiarità con tecniche del cambiamento (di cui fanno parte PNL – Programmazione Neuro Linguistica, NHR – Neuro Hypnotic Repatterning, EFT – Emotional Freedom Technique), metodi di allenamento mentale che gli consentono dunque di rappresentare un vero valore aggiunto per l’atleta o il team di atleti seguito.

Insomma, un mental coach può aiutare un atleta o un’intera squadra a vincere una partita, un trofeo, ma anche semplicemente a gestire momenti difficili durante una gara, un infortunio o quant’altro. Giocatori, allenatori, dirigenti sportivi, sono sempre di più coloro i quali si affidano a motivatori o ancora meglio a mental coach professionisti, gli unici in grado di aiutare ad allenare la mente allo stress e alle tensioni cui è inevitabilmente esposto chi deve competere per importanti traguardi. Molti pensano banalmente che chi guadagni tanti soldi come gli sportivi professionisti, soprattutto i calciatori, non abbiano debolezze né possano lamentarsi per stress e tensioni, ma in realtà non è affatto così.

Non è un caso, infatti, che grandi allenatori di calcio che nella loro carriera hanno vinto praticamente tutto quello che c’era da vincere, negli ultimi anni abbiano deciso di includere nei propri staff proprio dei mental coach. Qualche esempio? Fabio Capello, Carlo Ancelotti, Roberto Mancini e tanti altri ancora, hanno capito quanto sia importante oggi questa nuova figura professionale che consente magari di infondere serenità in un momento di difficoltà, oppure di innestare fiducia in un elemento di un team che non riesce ad esprimere al meglio il proprio talento.

La top 3 dei mental coach

Ferrarini motivatore bonucciChi non ha mai sentito parlare di Daniele Popolizio? Tra gli atleti che si sono avvalsi della sua opera ci sono stati i calciatori della Lazio, i nuotatori Federica Pellegrini e Filippo Magnini, ma anche la campionessa di pattinaggio artistico Carolina Kostner. Molto ricercato in Gran Bretagna Christian Lattanzio, che può vantare collaborazioni con Capello (ai tempi della nazionale inglese) e Mancini (quando allenava il Manchester City). Altrettanto noto sul panorama italiano Alberto Ferrarini, che ha collaborato con ottimi risultati con i calciatori Alberto Gilardino, Gianluca Pegolo, Antonio Floro Flores, ma soprattutto l’ex Juve Leonardo Bonucci, oggi capitano del Milan.

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Giornalista e istruttore tecnico di scuola calcio, scrivo e studio sport praticamente 24 ore al giorno guidato da un irrefrenabile ottimismo nei confronti delle nuove generazioni.
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