Nelle scuole calcio non si deve fare solo… calcio
Le scuole calcio spesso si riducono a due scuole di pensiero: una tradizionalista, che lavora molto sull’atletica dei giovanissimi atleti e dedica solo la parte finale delle sessioni al “calcio” in sé e per sé, oppure uno particolarmente “modernista” che si dedica esclusivamente alla “disciplina praticata”. Come spesso accade in molti altri ambiti della vita, la via di mezzo è la soluzione migliore, ma non solo. In un saggio di qualche anno fa, il professor Vincenzo Pincolini, che in passato ha lavorato per importanti club come Parma, Milan e Dinamo Kiev, oggi nel settore tecnico della Figc, ha evidenziato alcuni elementi cardine nella preparazione dei giovani calciatori nelle fasce di età comprese tra 6-8 e 9-12 anni.
Vi invitiamo a leggere per intero le argomentazioni del professor Pincolini, perché sono la summa del lavoro che andrebbe fatto in ogni scuola calcio. “Nelle prime fasce d’età – dice – l’allenamento deve ampliare il più possibile il bagaglio di esperienze motorie dei bambini. Non si può quindi concentrare il lavoro solo sulla disciplina praticata”. Traduciamo in termini spiccioli: nelle scuole calcio, non si deve fare solo… calcio. Le fasce di età nelle quali operano gli istruttori calcistici, rappresentano un periodo troppo importante dal punto di vista educativo.
Il calcio, dunque, deve essere un “pretesto per lavorare correttamente nell’indirizzo dell’avviamento allo sport”. Le esercitazioni ludiche di base, dunque, non possono mancare in una sessione di allenamento di una scuola calcio, così come le attività motorie in generale e, perché no, anche un mix con altre discipline. E sia ben chiaro, che sebbene questi capisaldi devono essere validi per le fasce di età sopra indicate, sono applicabili anche in quelli successivi. Durante il mio triennio di lavoro con la categoria Allievi, ho avuto modo di sperimentare positivamente un’alternanza di allenamenti mirati al raggiungimento di determinati obiettivi tecnici strettamente calcistici, con esercitazioni ludiche o mixate con elementi mutuati da altre discipline, tennis e basket su tutti.
Da un gioco semplice come l’acchiapparella, tanto per fare un esempio, possono nascere esercitazioni che riescono al contempo a rendere meno pesante la seduta di allenamento e ad ottenere risultati che magari con un dedicato esercizio “ossessivo” non si riescono ad aggiungere, se non con maggiore fatica. Insomma, quello che assolutamente non si deve fare in una scuola calcio è stancare e ossessionare (voglio insistere su questo termine) le logiche sportive dei grandi. Il risultato qual è? Che i dati confermano un trend negativo man mano che si sale di categoria: agli Allievi ci arriva quando va bene il 40% dei Pulcini e molti smettono proprio di fare attività sportiva tra i 16 e i 18 anni.