Nick Bollettieri si racconta nel doc “Love Means Zero”
La storia di Nick Bollettieri è al centro di Love Means Zero, un documentario di Jason Kohn presentato alla Festa del Cinema di Roma e dedicato all’86enne allenatore di tennis americano, il più famoso al mondo, grazie alla sua scuola fondata nel 1978.
Nei suoi campetti, sotto i suoi rigidissimi allenamenti, si sono alternati alcuni fra i campioni di tennis più vincenti e famosi al mondo. Sotto la guida di Nick sono passati nomi del calibro di André Agassi, Jim Courier, Monica Seles, Mary Pierce, Marcelo Rios, Anna Kournikova, Maria Sharapova e Jelena Janković.
Vittima del “tough love”, dell’amore tosto, sono stati alcuni fra i tennisti più quotati al mondo che vivevano non lontani dai campi di Longboat Key. C’è chi come Jim Courier fece carte false per entrare nella scuola e c’è chi come André Agassi ha rischiato più volte di abbandonarla.
In Love Means Zero parla anche Kathleen Horvarth passata da essere amatissima a essere cacciata dalla scuola. Evento che quel buontempone di Nick ha “dimenticato” e sul caso dice solo: “Non mi ricordo nulla”.
Il documentario racconta come un uomo comune e di umili origini sia diventato il capo di un impero con la stessa determinazione che richiedeva ai suoi numerosi allievi dentro il campo.
In Love Means Zero troviamo anche moltissimi filmati di match con protagonisti i giocatori di Nick. Per esempio vediamo quando, a soli 21 anni, Jim Courier arriva in finale al Roland Garros contro il rivale di sempre André Agassi: Nick sceglie di fare il tifo per il ribelle di Las Vegas, ma si sbaglia. La tenacia di Courier lo porta a vincere il suo primo torneo del Grande Slam, ma una volta tornato in Florida lascia Nick, nonostante avesse scelto volontariamente di unirsi alla sua scuola. Abbandona la sua famiglia per essere un tennista migliore.
Un errore di cui ancora oggi Nick Bollettieri si pente. Altre storie, altri volti, altre vittorie come quella di André Agassi a Wimbledon sotto i suoi occhi, finalmente pieni di lacrime. Già perché sotto quella corazza, quell’abbronzatura pazzesca e i modi sgarbati c’è un grande cuore. Un cuore che batte ancora per i suoi ragazzi.