Mi chiamo Francesco Totti, il Pupone si racconta nel doc di Alex Infascelli

Mi chiamo Francesco Totti - Documentario Alex Infascelli

“Aspe’, manda n’attimo indietro” è la frase che Francesco Totti ripete spesso ad Alex Infascelli nel documentario Mi chiamo Francesco Totti, in sala dal 19 al 21 ottobre e poi su Sky dal 16 novembre con Vision Distribution e Rai Cinema, in collaborazione con Sky e Amazon Prime Video. Il documentario è stato prodotto da The Apartment e Wildside con Capri Entertainment.

Totti si racconta in prima persona dai super 8 in cui piccolissimo dà i primi calci al pallone fino al match dell’addio il 29 maggio 2017. Parla della sua vita dai giochi nel cortile della scuola elementare all’esordio con l’AS Roma, passando per gli amici di sempre, l’amore per Ilary Blasi e l’incubo vissuto durante l’ultimo anno in giallorosso sotto la guida di Luciano Spalletti fino all’epilogo l’addio al calcio nel suo “Olimpico”. Da qui inizia il viaggio dello spettatore nella carriera di un’icona del calcio contemporaneo, Francesco Totti.

Raccontare un’icona non è stato semplice per Alex Infascelli:

Mi chiamo Francesco Totti è un film molto particolare, nato osservando una cosa conosciutissima come Francesco Totti, sapevo di rimbalzare narrativamente a una città, i tifosi, i romani, i romanisti e dovevo isolare la relazione fra Roma e Francesco e la città che racconta Francesco Totti.

Lorenzo Mieli, fondatore di The Apartment, che ha coinvolto Alex Infascelli nel progetto, l’ha scelto proprio perché non era un tifoso sfegatato:

Era un regista che poteva trovare un centro narrativo dal libro di Condò (Un Capitano, edito da Mondadori), non solo raccontando la storia d’amore fra un calciatore e la sua città e tutta Italia, ma raccontando una generazione. Totti è una parte enorme della nostra vita, eravamo piccoli quando ha iniziato a giocare ed è stata una presenza lontana, ma molto vicina.

Lo juventino Nicola Maccanico, AD di Vision Distribution, ha scommesso su Mi chiamo Francesco Totti perché il calciatore incarna “una storia unica, il necessario per fare storytelling a livello internazionale”. Al di là delle immagini noti a tifosi romanisti e non solo, il documentario aggiunge un punto di vista unico, quello del diretto interessato Francesco Totti “che rivive la sua vita irripetibile insieme a noi”.

Il documentario emoziona tifosi romanisti e non, appassionati di calcio e non proprio per la semplicità e la purezza del suo protagonista principale assente alla conferenza stampa e agli eventi della Festa del Cinema di Roma che l’avrebbero visto protagonista per il grave lutto che l’ha colpito: la perdita del padre Enzo.

Penso che sia inutile speculare sul dolore di Francesco – spiega Infascelli – ognuno lo gestisce come vuole, è vero che sembra il capitolo finale del documentario e conferma quello che lui è. Francesco, inoltre, voleva che parlasse il film al posto suo e ha deciso di non venire e voleva anche un tempo per sentire quello che gli sta accadendo.

Mi chiamo Francesco Totti, lo si capisce già dal titolo, decanta l’attaccante dell’AS Roma, dipinto come un’icona a metà strada fra Kurt Cobain e Gesù Cristo, come spiega il regista:

Il ‘cristologico’ viene da Francesco a da quello che viene narrato. Il documentario è un ‘duetto’, è il racconto di Francesco stesso. Al nostro primo incontro gli ho detto che non sapevo niente di calcio e abbiamo iniziato a duettare. Francesco è Roma, Roma è cristologica e la figura di Cristo non è poi così diversa da Kurt Cobain e Francesco Totti. Sono persone con un dono e che si sono tolte l’ego per fare qualcosa di più importante.

Mi chiamo Francesco Totti è un racconto in prima persona della vita del Pupone che “si emoziona raccontandola” come se fosse un tema:

Non ero interessato ad altri punti di vista – spiega Infascelli – volevo che Francesco rilucesse. È come un tema come quelli che si facevano a scuola, volevo questa semplicità: Mi chiamo Francesco Totti, svolgimento.

La semplicità di una vita di un campione “vicino” e “familiare” che arriva allo spettatore:

Eravamo sul divano, tre biscotti, abbiamo parlato in una chiacchierata lunghissima, era un’impollinazione continua, come i protagonisti di Ghost e la creta, Francesco Totti è stato il mio co-regista. Volevo che si raccontasse e raccontando se stesso, racconta tutti noi.

Ventiquattro anni, 8828 giorni, 291 mesi, 1261 settimane, 211871 ore, 12712260 minuti 762735600 secondi come recitava uno striscione che salutò Totti il giorno del ritiro a Trigoria, “casa sua”, come la definisce nel film protagonista di gioie, soddisfazioni e momenti tristissimi. Dall’esordio in Serie A a soli 16 anni, il 28 marzo 1993, alla sua ultima partita passando per l’ammirazione per il “principe” Giannini e il difficile rapporto con il suo ex amico Luciano Spalletti. L’amore per Ilary Blasi, i suoi genitori e i figli, gli amici di una vita con cui festeggia i suoi 30 anni sulle note del Gioca Jouer, questo era Francesco Totti, questo è Francesco Totti.

Mi chiamo Francesco Totti vi aspetta al cinema dal 19 al 21 ottobre e arriverà poi su Sky il 16 novembre.

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Giornalista professionista e grande appassionata di cinema e serie tv. Scrive per diverse testate nel web.
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