L’attività fisica ci rende più svegli: ha effetti benefici sulla memoria ad alta interferenza

Lo sport fa bene alla memoria ad alta interferenza

Tra i tanti benefici dello sport c’è anche un effetto positivo sulla memoria, in particolare quella ad alta interferenza, ossia quel tipo di memoria che, per esempio, ci rende capaci di distinguere in un parcheggio la nostra auto rispetto a un’altra uguale (stessa marca e stesso modello). In poche parole ci rende più svegli.

Da uno studio scientifico condotto in Canada, dai ricercatori della McMaster University, emerge infatti che chi è fisicamente più in forma registra un aumento del fattore neurotonico cerebrale. Si tratta di una proteina che incide sulla crescita, la funzionalità e la sopravvivenza delle cellule cerebrali.

Lo studio dei ricercatori canadesi è stato pubblicato sulla rivista specializzata “Journal of Cognitive Neuroscience” con tutti i dettagli. In particolare gli autori della ricerca hanno esaminato 95 soggetti adulti e sani e per sei settimane hanno sottoposto alcuni di loro a un allenamento fisico, ad altri hanno fatto condurre una vita sedentaria e ad altri ancora hanno fatto svolgere attività fisica e contemporaneamente anche esercizi di training cerebrale.

Ebbene, tutti i soggetti che hanno svolto attività fisica, sia da sola sia accompagnata da training cerebrale, hanno manifestato un miglioramento della propria memoria ad alta interferenza, mentre i soggetti che facevano parte del gruppo di controllo, cioè che restavano sedentari, non miglioravano le loro prestazioni di memoria ad alta interferenza.

Abbiamo visto di recente che fare sport fin da bambini aiuta a ridurre i rischi di problemi al cervello da vecchi e che, in particolare, lo sport aerobico è un toccasana contro l’invecchiamento cerebrale, perché aiuta a combatterne il restringimento fisiologico. Ora, dunque, arriva l’ennesima conferma da parte della scienza che l’attività fisica non fa bene solo al corpo, ma anche al cervello e ci rende più svegli.

Jennifer Heisz, a capo del team della McMaster University, ha spiegato che il loro lavoro ora si concentrerà sugli anziani, perché una delle ipotesi da valutare è che su di loro si possano osservare maggiori benefici perché la memoria ad alta interferenza diminuisce con l’età e l’attività fisica potrebbe aiutare a rallentarne la diminuzione.

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Giornalista professionista appassionata di sport fin da bambina. Scrivo per diverse testate nel web e sono fondatrice di Milady Magazine e Sport Folks. Ciclismo, volley e animali sono le mie più grandi passioni. Ho scritto il libro "Le ragazze che fecero l'impresa - La generazione d'oro del tennis italiano" per Ultra Sport.
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