Le Mans ’66, Ken Miles e Carrol Shelby rivivono nel film di Mangold
Arriva in sala il 14 novembre Le Mans ’66 – La Grande Sfida, il titolo italiano di Ford v Ferrari, di James Mangold, il regista di Walk The Line e Logan. Protagonisti del film sono Christian Bale e Matt Damon, che interpretano rispettivamente il pilota inglese Ken Miles e l’ex pilota e designer di auto Carrol Shelby. A completare il cast nel ruolo di Enzo Ferrari l’attore Remo Girone.
La storia è quella della nascita della Ford GT 40 che riuscì a vincere la 24 ore di Le Mans nel 1966 con i collaudi da parte del team guidato da Shelby e del pilota Ken Miles. Il film racconta come la macchina creata dalla Ford riuscì nell’impresa di battere la Ferrari nella gara più impegnativa dell’automobilismo. Il regista Mangold ha così presentato il suo lavoro: “Mi piace raccontare storie semplici, non noiose che ci fanno pensare alla vita. Molti film ci annoiano e ci fanno addormentare, se partecipassi a questo tipo di industria cinematografica, allora non farei film”.
Enzo Ferrari nel film ha il volto di Remo Girone ed è stato scelto dallo stesso Mangold per il ruolo: “James è un regista di attori, non avevo mai l’impressione di recitare”.
In molti hanno visto nel film un parallelismo fra talento e arte nel mondo del cinema e grandi major, un parallelismo che Mangold vede anche nel mondo sportivo: “Il film parla degli sforzi per realizzare qualcosa. Un film o un’auto da corsa è così diverso. All’epoca c’era più innocenza, oggi il mondo dello sport è aziendale e si sono persi i valori. Dagli anni ’70 è cambiato tutto, le aziende hanno capito il valore promozionale dello sport, ma oggi è peggiorato tutto. I film anche sono una guerra fra arte e commercio, amiamo sport e cinema per lo stesso motivo”.
A interpretare Ken Miles c’è un sempre straordinario Christian Bale. Il pilota inglese riuscì a vincere la 24 Ore di Daytona, la 12 Ore di Sebring e la 24 Ore di Le Mans. Accanto a lui Carrol Shelby è interpretato da Matt Damon: “Sono due ragazzi fantastici, non pensano a stronzate, a loro piace recitare. Non sono delle star”.
Le macchine che si vedono nel film sono state ricostruite e come sottolinea Girone “sono state guidate da piloti veri”. Quanta alla documentazione dietro il film Mangold e i suoi attori si sono affidati a biografie, lettere e interviste dei protagonisti: “C’è uno sforzo monumentale, ho avuto un team che ha fatto ricerche anche perché esistevano foto, filmati e interviste con i veri protagonisti. La mia scena preferita è basata su un’intervista di Ken Miles”.
Fra un test e l’altro, Ken Miles racconta la sua idea di corse al figlio Peter. Una relazione delicata, bella e che fa vedere anche il lato umano di un pilota pazzesco per l’epoca e ancora oggi (Miles fu inserito nella Hall of Fame e morì nel ’66 in un incidente). Le Mans ’66 mostra il dietro le quinte delle grandi corse automobilistiche anche con alcune scorrettezze: “Non parlo certo di angeli, ho raccontato cosa succede veramente nei box. Tutti cercano di fregare gli altri. Shelby prende i cronometri, ma non può certo comprare la vittoria. Con questo ho scoperto il vero mondo delle gare”.
Finora sono davvero pochi i film che hanno parlato di corse automobilistiche al cinema: “È un film molto cinematico, se non conosci la storia, è un film alla Rocky, sugli outsider. Ci sono dei soldi con le macchine protagoniste perché è una metafora del XX secolo e per chiunque è una maschera, tutti siamo diversi dentro un abitacolo”.
A colpire è il modo in cui il film è stato fotografato e montato, in Le Mans ’66 viene ridata la vera natura delle corse automobilistiche dai volti “sporchi” di fango alle macchine: “Faccio film che la gente ricorda, non puoi fotografare il pensiero, ma puoi dare spazio alle sensazioni e alle emozioni. Non sono un fan delle corse automobilistiche e il motivo è come vengono riprese: sono noiose, mentre nel film la sfida è la parte più entusiasmante”.
Mangold ci ha tenuto a riprendere tutto quello che avviene dentro un abitacolo: “Nelle gare riprendono panoramiche e il pilota ha sempre il casco, è un segreto quello che avviene al motore. Non sai perché il pilota cambia marcia, rallenta o accelera, perché è arrabbiato”.
Un ruolo importante è anche quello di Lee Iacocca, il manager di Ford che portò la grande casa automobilistica di Detroit nel mondo delle corse: “È un personaggio fantastico (interpretato da Jon Bernthal) veniva da una famiglia semplice ed è riuscito a lavorare alla Ford, dove era un outsider”.
Outsider proprio come la prima squadra automobilistica organizzata dalla Ford che riuscì nell’impresa. Quanto a Le Mans ’66 è un film che racconta come erano belle ed emozionanti le corse automobilistiche una volta, dove tutto non era affidato alla tecnologia ma al coraggio di grandissimi uomini.