Il caso Pantani, un film per ridare dignità agli ultimi anni del Pirata

Il Caso Pantani - Intervista al regista del film Domenico Ciolfi

Domenico Ciolfi dirige il film che racconta gli ultimi cinque anni di Marco Pantani, dallo stop di Madonna di Campiglio al Giro 1999 alla sera del 14 febbraio 2004

Nel 2019, a vent’anni dallo stop al Giro e a quindici dalla morte, la storia della progressiva discesa agli inferi di Marco Pantani verrà raccontata con un film per il cinema. Ne Il caso Pantani non ci saranno le vittorie, né gli incidenti che ne hanno segnata la carriera, ci saranno solamente l’ultima maglia rosa e la parabola discendente del ciclista romagnolo. Sport Folks ha intervistato il regista Domenico Ciolfi per capire che film vedremo sul grande schermo alla fine del prossimo anno.

Decine di libri, una fiction televisiva, documentari per il cinema o per la televisione, migliaia di articoli che cosa l’ha spinta a voler aggiungere un altro tassello alla ricostruzione della vita del Pirata?

“Quella di Pantani è una storia molto interessante da raccontare e credo che ci sia l’esigenza ‘ciclica’ di farlo perché molte vicende sono state chiarite nel corso degli anni e altre sono ancora da chiarire. Purtroppo l’immagine di Marco Pantani è stata sporcata dalla sua morte per overdose in una stanza d’albergo. I dubbi sulla sua eliminazione dal Giro del 1999 e sulla sua morte permangono”.

Ci può dire qualcosa in merito alla sua carriera di regista?

“Faccio questo lavoro da quando avevo 17 anni. Ho fatto pubblicità e televisione, sia per Mediaset che per Sky. Quando avevo vent’anni ho fatto l’assistente per Silvio Soldini e ho anche lavorato per il teatro. Sono laureato in Storia del cinema e questo è il mio primo lungometraggio”.

In quale arco di tempo si svolge il film?

“Il film comincia il 4 giugno 1999, quando Pantani si impone a Madonna di Campiglio alla vigilia del prelievo che ne decreterà l’espulsione dal Giro per ematocrito alto, e si conclude con la sua morte, il 14 febbraio 2004”.

Che spazio ci sarà per le scene in bicicletta?

“Per quanto riguarda le gare utilizzeremo delle immagini di repertorio. Abbiamo preferito non ricostruire le scene delle corse ciclistiche perché solitamente non funzionano al cinema. Ci saranno scene di allenamenti, ma per quanto riguarda le gare non abbiamo voluto intaccare la storia di Marco”.

Il caso Pantani - Intervista al regista Domenico Ciolfi

Quale percorso ha portato alla stesura della sceneggiatura e quali persone sono state coinvolte?

“Abbiamo iniziato a raccogliere il materiale nel 2014 quando la famiglia ha chiesto la riapertura del caso. Abbiamo sentito centinaia di testimonianze: familiari, amici, parenti. Il giornalista Francesco Ciniti che ha riaperto il caso ci è stato di grande aiuto, così come Davide De Zan e l’avvocato Antonio De Rensis che ha affiancato la famiglia nell’inchiesta del 2014. Nel film ci saranno anche dei dettagli che non sono emersi nei servizi giornalistici e nelle precedenti ricostruzioni degli ultimi anni di Pantani”.

Qual è la posizione della famiglia sulla produzione del film?

“Con Tonina e Paolo ci siamo visti molte volte e ci hanno aiutato fornendoci pezzi del Museo Pantani utili per la realizzazione del film. In questo percorso c’è stata la chiusura della seconda inchiesta che ha un po’ tolto la speranza che si possa fare chiarezza sulla vicenda a livello giuridico”.

Può dirci qualcosa sul cast?

“Libero De Rienzo sarà Jumbo, uno degli amici di Marco, mentre Gianfelice Imparato sarà Candido Cannavò. Nel cast ci saranno anche l’attore italo-belga Fabrizio Rongione, Francesco Pannofino e Marco Palvetti, il Conte di Gomorra. Avremo anche Brenno Placido, Emanuela Rossi, Monica Camporesi, Paola Baldini e Giobbe Covatta”.

Chi sarà Pantani?

“Top secret. Lo diremo più avanti”.

Il regista Domenico Ciolfi non lascia trapelare indiscrezioni su chi sarà il protagonista, ma sia la fisionomia che l’età (30 anni) sembrano indicare Marco Palvetti. Vedremo se l’ufficializzazione del cast e il primo trailer ci daranno ragione…

Il caso Pantani - Il film

Quali aspetti della personalità di Pantani sono stati privilegiati?

“Io sono di Milano ma vivo da vent’anni in Romagna e posso dire che Marco Pantani era realmente un figlio di questa terra. Cercheremo di raccontare questo ragazzo talentuoso, testardo e orgoglioso. Racconteremo come quello che è accaduto a Madonna di Campiglio abbia segnato la sua carriera. Il fatto che la gente potesse pensare che le sue vittorie fossero frutto del doping gli tolse la concentrazione e la determinazione che erano state determinanti nelle sue più importanti vittorie. E questo accadde contestualmente all’utilizzo di sostanze stupefacenti che influirono in maniera negativa sulla sua condizione fisica”.

Dal punto di vista formale ha compiuto delle scelte tecniche particolari?

“A livello di linguaggio cinematografico abbiamo scelto di differenziare i tre atti del film: Madonna di Campiglio, la Romagna e Rimini. Con il direttore della fotografia Agostino Castiglioni abbiamo scelto di utilizzare delle ottiche diverse per separare i vari periodi anche dal punto di vista fotografico”.

Quali sono state le location in cui avete girato?

“Abbiamo girato nei luoghi dove le vicende sono avvenute: in Emilia Romagna e in Trentino-Alto Adige. Il Residence Le Rose non esiste più, ma la stanza in cui è morto Pantani è stata meticolosamente ricostruita in un capannone di Cesenatico, piantina alla mano. La produzione, nel mese di novembre, ha dato la possibilità a chi lo volesse di entrare nella stanza ricostruita per capire meglio cosa accadde quella sera”.  

Quando uscirà il film?

“La post produzione finirà a marzo e il nostro obiettivo è partecipare a un festival e uscire dopo l’estate. Il 2019 è la data che ci siamo dati proprio perché sarà il ventennale dell’esclusione dal Giro d’Italia”.

Chi ha prodotto il film?

Mr Arkadin Film è la casa di produzione di cui sono socio e che debutta nel lungometraggio dopo aver già prodotto pubblicità e serie televisive. Fra i nostri partner c’è la Little Studio Films che curerà la distribuzione sul mercato anglosassone. Il film è stato realizzato anche grazie alle vittorie dei bandi delle Film Commission del Trentino e dell’Emilia Romagna e al contributo di Unipol”.  

Pantani è un personaggio che continua a scatenare forti emozioni anche a molti anni dalla sua morte. Quanto sente la responsabilità di raccontare la storia di un personaggio che è entrato così profondamente nell’immaginario degli italiani e degli appassionati di tutto il mondo?

“Il mio non vuol essere un film celebrativo e non voglio nemmeno sostenere la tesi secondo la quale sia stato incastrato. Dopo avere seguito per anni quello che della sua vita si raccontava mi sembrava giusto fare qualcosa per ridare a Pantani la dignità che aveva perso di fronte agli sportivi. In questa storia ci sono tante zone d’ombra e io ho cercato di mettere in fila i tasselli di quello che è accaduto. Mi sembra giusto fare chiarezza e spero che il mio film possa dare il suo contributo”.

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Giornalista e ciclista, è riuscito a far convivere le sue due passioni scrivendo di bici per numerose testate, fra cui "Ciclismo" e "L'Unità". Colleziona colli alpini ed è sempre a caccia di nuovi itinerari fra Italia, Francia e Portogallo. Ha pubblicato diversi libri fra cui "Storia del ciclismo" e "Grimpeur".
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