Il benessere delle città passa dalla mobilità sostenibile
Nei primi due simposi digitali di MobilitARS si è riflettuto sulle strategie da mettere in campo per progettare città più vivibili e sane
Dopo la tregua della scorsa primavera, gli ingorghi sulle strade delle grandi città sono tornati: lunghe file di autoveicoli che percorrono le città a velocità decisamente inferiori a quelle che si potrebbero tenere in sella a una bicicletta o su di un monopattino. Gli amministratori più lungimiranti stanno ripensando la viabilità per diminuire il numero di autovetture circolanti e, di conseguenza, le polveri sottili che galleggiano in atmosfera con conseguenze per la salute psicofisica di adulti e bambini, ma le novità nel codice della strada – corsie ciclabili, doppi sensi ciclabili, case avanzate, strade urbane ciclabili, zone scolastiche, autovelox urbani – vengono accolte con insofferenza da una cittadinanza che concepisce il trasporto motorizzato come unico padrone della viabilità.
MobilitARS, il ciclo di simposi digitali che si sta volgendo con cadenza settimanale, tutti i mercoledì di febbraio, ha dedicato i suoi primi due appuntamenti alla Città sana, mettendo in evidenza quanto sia stretta la connessione fra mobilità leggera e benessere psicofisico della cittadinanza. Non è affatto un caso che nelle classifiche nazionali e globali delle città con la migliore qualità della vita primeggino quasi sempre centri urbani che hanno scelto da tempo la strada del decongestionamento del traffico automobilistico.
Fra gli ospiti della sessione di MobilitARS dedicata alla mobilità attiva e al benessere c’è stata anche Filippa Lagerback, conduttrice televisiva e influencer della mobilità attiva. Da anni residente in Italia, Lagerback ha detto di avere preso piena coscienza delle differenze con il suo Paese solamente dopo essere diventata madre: “Io sono cresciuta a pochi chilometri da Stoccolma, ma in un ambiente a contatto con la natura. Quando ho scelto di far crescere mia figlia in una grande città, mi sono sentita un po’ in colpa, ma ho cercato sin da subito di portarla in bicicletta con me e di darle la possibilità di potersi spostare in un modo alternativo all’auto. Mi sono iscritta ad alcune associazioni e devo dire che, nel corso degli anni, ho visto cambiare la sensibilità delle persone. Credo sia importante metterci la faccia e impegnarsi per una mobilità differente”.
Lagerback ha ricordato come, oltre ai benefici psicofisici, la bicicletta sia anche un fattore di risparmio di tempo (si saltano le code e non si impazzisce per cercare un parcheggio) e di denaro (non si spende per benzina, bollo e assicurazione): “Parlare di ciclabilità significa dare messaggi positivi, senza criticare o colpevolizzare chi fa altre scelte. Io preferisco parlare delle soluzioni piuttosto che dei problemi”.
Successivamente Barbara De Mei, ricercatrice presso Istituto Superiore di Sanità, ha spiegato come la sedentarietà sia uno dei principali fattori di rischio delle Malattie Croniche non Trasmissibili, vale a dire ipertensione, patologie cardiovascolari, patologie metaboliche, osteoporosi, tumori, artrosi e diabete. La sedentarietà non è omogenea ed è determinata sia dalle scelte individuali che da determinanti sociali quali le condizioni economiche e culturali, l’urbanizzazione e le politiche ambientali.
“Gli effetti di una regolare attività fisica sono il benessere psicofisico, un senso di soddisfazione personale, il ruolo protettivo nei confronti di stress e stati emotivi complessi, la riduzione del rischio di cadute, la facilità nel mantenere costante il peso corporeo, la prevenzione del declino cognitivo e delle malattie croniche” ha spiegato De Mei ricordando come sia importante, quando si decide di interrompere un periodo di prolungata inattività, procedere gradualmente per non sottoporre il proprio fisico a uno shock dovuto al repentino cambiamento di impegno. “Dal fare le scale al giardinaggio, dalla semplice camminata alle pulizie di casa, qualsiasi movimento è importante ed è preferibile all’inattività”.
Omar Gatti, direttore Scuola di Formazione di Bikeitalia.it, è partito da alcuni dati inequivocabili per concludere con un’interessante proposta. In Italia il 90% degli over 65 assume farmaci quotidianamente e il 65% di questa popolazione considera che essere malati a quell’età sia normale. I dati sull’obesità infantile sono in aumento (il 40% dei bambini di Campania e Basilicata è clinicamente obeso) e, considerando il fatto che i bambini degli Anni Cinquanta giocavano all’aperto il doppio di ore rispetto a quelli di oggi, le prospettive per la seconda metà del XXI secolo sono tutt’altro che rosee. In Italia soltanto il 50% della popolazione conduce una vita fisicamente attiva, il 23% è parzialmente attivo e il 27% è sedentario. La sedentarietà ha un costo quantificabile in 12,1 miliardi di euro l’anno, vale a dire l’8,9% della spesa complessiva del Sistema Sanitario Nazionale, la cifra stanziata per far fronte alle malattie dovute all’inattività fisica.
Gatti ha evidenziato la necessità di un piano di intervento nazionale per incentivare l’attività fisica e migliorare la salute degli italiani: “Non si può continuare a promuovere lo sport esclusivamente come competizione. Gli esempi virtuosi esistono, basta guardare a quanto avviene all’estero dove le strategie contro la sedentarietà vengono differenziate a seconda delle categorie di persone e medici e professionisti supportano la cittadinanza nell’attività motoria. Inoltre, due fattori che determinano il successo delle campagne per una vita attiva sono la continua informazione sui benefici dell’attività fisica e il monitoraggio degli effetti di questa sulla popolazione”.
Sollecitato su quali potrebbero essere le soluzioni “politiche” per far fronte all’annoso problema della sedentarietà, Gatti non si è tirato indietro: “Per contrastare la sedentarietà, si potrebbe detrarre l’attività fisica dalle tasse. Tutte le spese di iscrizione ad associazioni sportive, palestre e piscine o le fatture del professionista da cui vado a fare attività fisica adattata dovrebbero essere scaricabili dalle tasse. Una soluzione del genere è stata adottata dal Canada e ha portato a un considerevole incremento dell’attività fisica”.
I primi tre simposi sono visibili sul canale Youtube di MobilitARS, mentre per assistere all’ultima sessione di incontri in programma mercoledì 24 febbraio, dalle 9 alle 13, ci si può registrare su https://mobilitars.eu/
Foto MobilitARS