Grazie papà: ora vado da solo
I genitori migliori sono quelli che accompagnano i propri figli a scuola calcio salutandoli da fuori il cancello. Vi spiego meglio questa affermazione, che ho già lambito parlandovi del Fair Play nel calcio giovanile. Papà e mamma sono ovviamente fondamentali nella crescita degli atleti di oggi e domani, purché comprendano dove si esaurisce il proprio compito e inizi quello degli istruttori. Genitori troppo invadenti durante allenamenti, partite, ma anche a casa e, purtroppo, anche sui social network, non vogliono il bene dei propri figli. Non è scritto da nessuna parte che il proprio figlio debba diventare per forza un campione.
Ciascun bambino o adolescente deve seguire un processo di crescita graduale, nel quale deve essere accompagnato dalla famiglia e dagli istruttori senza alcuna fretta. Se il proprio figlio gioca di meno rispetto ad un altro bambino, i genitori devono effettuare semplicemente una riflessione, anche se in tanti spesso partono a tavoletta: “ora gliene canto quattro a questo allenatore”. Prendersela con l’istruttore durante un allenamento o una partita non serve praticamente a nulla, se non ad instillare tensione e meccanismi controproducenti. Il bambino, o adolescente, potrebbe percepire il disagio e non riuscire ad esprimersi al meglio. L’istruttore, ovviamente sbagliando, potrebbe per ripicca diminuire ulteriormente il minutaggio di un giovane atleta il cui genitore si è lamentato. Se una scuola calcio non è in linea con le aspettative, la famiglia può semplicemente decidere di cambiare, meglio se al termine della stagione sportiva.
Di recente, pessimi esempi sono assurti alle cronache nazionali: si parla addirittura di risse tra genitori durante tornei della categoria pulcini. Insomma, quei genitori che quando vanno al campo sanno solo dire: “mio figlio gioca fuori ruolo”, “io all’età di questo mister giocavo ancora in Serie C”, o peggio ancora “si è perso per colpa dell’arbitro”, non sono esempi positivi per i giovani atleti, perché con questo loro atteggiamento forniscono alibi in caso di sconfitte o errori che gli istruttori cercano di correggere.
Bambini e ragazzi devono poter vivere lo spogliatoio in totale autonomia, è scuola di vita ed offre delle situazioni che si replicano solo in certi ambienti. È anche per questo che invito sempre i genitori a non entrare fin dentro lo spogliatoio. Ci sono papà e mamme che si preoccupano persino di vestire e svestire i propri figli, non vedendo l’ora di riportarseli a casa senza fare la doccia. La doccia è un momento di comunione bellissimo, aiuta a socializzare e soprattutto a condividere. Bambini e adolescenti non devono aver paura di condividere la propria intimità, perché si può imparare molto di più nei 5 minuti sotto la doccia, piuttosto che in una sessione di allenamento di due ore.
Consiglio per la lettura: “Scuola calcio”, di Isabella Gasperini