Il Fair Play non è importante, è l’unica cosa che conta

Il calcio moderno, ma più in generale gli sport moderni, sono pervasi da una ricerca spasmodica del risultato. È chiaro che, a ogni livello, nessuno giochi per perdere, ma l’ossessione per la vittoria può far perdere di vista quello che deve essere il primo obiettivo di chi lavora, ad esempio, in una scuola calcio: l’insegnamento della cultura sportiva, della vittoria ma anche della sconfitta, nel rispetto delle regole e degli avversari. A tal proposito, porto la mia esperienza triennale in qualità di allenatore di una squadra di Allievi (Academy Costa degli Dei), che ha portato a casa rispettivamente un terzo e due secondi posti.

Secondo gli addetti ai lavori, il tempo necessario a una scuola calcio per diventare “vincente” e ottenere il frutto del proprio lavoro, è una decade. Ragion per cui, il fatto di essere riuscito a mantenere un livello sportivo medio-alto per tutto il triennio è già per me un risultato assai importante. Ciò che però rappresenta un traguardo impagabile, sia a livello personale, sia a livello societario, è di essere riuscito a conquistare, al terzo tentativo, la Coppa Disciplina – Trofeo Fair Play. Si tratta di un riconoscimento con cui le delegazioni locali della Lega Calcio premiano, a ogni livello, le squadre che si sono distinte nel corso dell’anno per sportività.

Coppa Disciplina – Trofeo Fair Play

Ragazzi e Fair Play - Coppa DisciplinaIl trofeo, per farla breve, lo vince chi colleziona durante la stagione meno punti, che vengono assegnati a ogni cartellino giallo, rosso o sanzione ai dirigenti e alla società. Una classifica al contrario, dunque, nella quale non vince chi fa più punti, ma chi ne fa meno, e vi posso assicurare che, anche e soprattutto nei settori giovanili, non è facile educare sia alla vittoria sia alla sconfitta.

L’esperienza mi ha insegnato che è fondamentale l’inizio della stagione: dare subito regole precise allo spogliatoio, sia durante gli allenamenti sia durante le partite, è già metà dell’opera. In caso di violazione, scattano delle sospensioni dalle attività, che vengono estese anche a capitano e vice-capitano, ai quali è demandato il compito di redimere le più semplici diatribe che possono sorgere.

Un altro aspetto fondamentale è quello di non dare alibi ai calciatori del domani. Prima di passare alla categoria Allievi, ho allenato quelle inferiori, ma, seppure con le dovute proporzioni, le problematiche sono comuni. Bambini e ragazzi sono spesso portati da cattivi esempi a partire con dei preconcetti relativi a società anche solo localmente più blasonate o ad arbitri più o meno manipolabili. Sono, ahinoi, i cattivi esempi che provengono anche dal calcio nazionale, dove spesso chi perde si trincera dietro l’alibi di un arbitraggio sfavorevole.

Ai ragazzi dico sempre che il direttore di gara fa parte del gioco e che se in una partita ci viene negato un calcio di rigore evidente, prima o poi ce ne capiterà un’altra nella quale ce ne daranno uno assai dubbio e le cose si compenseranno (purtroppo per gli avversari, in quel caso). L’obiettivo principale è infatti quello di primeggiare sull’avversario, possibilmente cercando di praticare un calcio propositivo, ma in caso di sconfitta, non deve cambiare l’atteggiamento e l’approccio nei confronti degli avversari. I miei ragazzi promuovono il terzo tempo in ogni occasione, anche se non sempre si trovano gli avversari così avvezzi ad accettarlo in caso di sconfitta.

C’è molto ancora da lavorare e le recenti risse tra genitori, anche durante partite di categorie Pulcini, confermano che la cultura sportiva deve partire principalmente dalle famiglie. I genitori che iscrivono i propri figli a scuola calcio devono capire che dopo che i giovani calciatori varcano il cancello di ingresso, il loro compito si esaurisce lì. Litigare con i genitori degli avversari o con il mister perché fa giocare di più un altro bambino o ragazzo piuttosto che il proprio figlio, oltre a voler prevaricare quello che è il compito di un istruttore ed educatore, equivale anche a non volere il meglio per i calciatori di domani. Il Fair Play non è importante, è l’unica cosa che conta, potremmo dire parafrasando il motto di un celebre club italiano.

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Giornalista e istruttore tecnico di scuola calcio, scrivo e studio sport praticamente 24 ore al giorno guidato da un irrefrenabile ottimismo nei confronti delle nuove generazioni.
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