Colle Vaccera in bici: un balcone sulla Val Pellice
Nella terra dei Valdesi, una salita di 14 km al 6,7% ricca di tratti ombreggiati e nella quale rampe impegnative e tratti in falsopiano di alternano sino ai 1457 metri della vetta
La Val Pellice, situata a una cinquantina di chilometri da Torino, è nota per essere la culla della religione e della cultura Valdese, una confessione oggi protestante, nata nel XII secolo. Il Valdismo sorse come movimento pauperistico e, dopo secoli di persecuzione cattolica, nel 1532 aderì alla Riforma protestante, nella corrente calvinista.
Questa valle custodisce delle vere e proprie perle paesaggistiche: penso soprattutto alla meravigliosa Conca del Prà situata a 1700 metri, a pochi chilometri dal confine con la Francia. L’unico colle dell’intera vallata è il Colle Vaccera che con i suoi 1457 metri domina il paesaggio della pianura cuneese, in particolar modo il saluzzese.
Si tratta di un colle percorribile dalla bicicletta da corsa solamente nella parte meridionale, mentre la salita da Pramollo può essere effettuata solamente da mountain bike o gravel.
L’ascesa si sviluppa lungo 14,1 km e supera un dislivello di 942 metri, con una pendenza media del 6,7%.
La salita inizia a Torre Pellice, nella piazzetta Pietro Micca che, arrivando da Torino, precede un ponte. Da qui si imbocca Via Martinat e si segue la strada principale facendosi guidare dalle indicazioni stradali che indirizzano verso il Colle Vaccera.
Dopo appena 400 metri di ascesa un cartello avverte minaccioso con un inequivocabile 15%, è la rampa più impegnativa dell’ascesa, ma i tratti con pendenze superiori al 10% sono distribuiti lungo tutta la salita.
Due sono i bivi a cui prestare attenzione: quello con svolta a sinistra dopo 1,3 km e quello con svolta a destra dopo 2,3 km. Superato questo secondo bivio, la strada s’inerpica in mezzo agli alberi, con un’ombreggiatura che è davvero un toccasana nella calura delle giornate estive.
Se si divide la salita in tre segmenti, il primo è senza ombra di dubbio il più impegnativo. Dopo 4,5 chilometri, superato il bivio per località Sonagliette, la strada sale per 500 metri al 13%. La successione di tornanti della prima parte dell’ascesa lascia il posto a un serpentone che si snoda, in parte esposto al sole e in parte all’ombra, da sud-est a nord-ovest.
Intorno al 6° km si incontra un altro bivio nel quale la strada curva verso destra. Inizia la parte centrale della salita, una lunga risalita in cui le pendenze si attenuano fino al falsopiano collocato fra 7,5 km e 8,5 km.
Questo chilometro interlocutorio permette ai ciclisti di rifiatare e di prepararsi all’ultima parte dell’ascesa. Anche in questa fase della salita, i tratti esposti si alternano ai tratti più ombrosi. A 3,3 km si incontra un tratto di 200 metri al 10%, ma successivamente le pendenze continuano a oscillare fra il 6% e l’8% fino a un chilometro dalla vetta.
A meno di un chilometro dalla vetta si incontra il rifugio Jumarre. Qui la pendenza è dell’8%, l’ultimo sforzo prima di raggiungere la sommità. L’ultimo tornante a destra precede un rettilineo di mezzo chilometro che conduce al termine della strada asfaltata.
Anche se il cartello indica quota 1480 metri, noi ci affidiamo alla grafica che indica 1457 metri.
Vista la quota, il periodo consigliato per scalare questa salita va da maggio a ottobre.
Una volta arrivati in cima, basterà allungare lo sguardo sulla pianura del cuneese e sulla bassa Val Pellice per sentirsi ripagati della fatica fatta!
Foto e video di Davide Mazzocco