Colle di Sampeyre in bici: la salita da Stroppo
Una salita con un finale in crescendo in una delle valli più remote e selvagge del Nord Italia
La Val Maira è una delle valli più remote e selvagge del Nord Italia. All’inizio di agosto la CNN ha incluso la valle cuneese nella lista delle 23 migliori zone del mondo per praticare hiking, ma noi – che qualche giorno dopo abbiamo pedalato sull’impegnativo Colle di Sampeyre – vi possiamo assicurare che anche gli stradisti potranno apprezzare paesaggi da togliere il fiato.
Ho perso il conto di quanti colli io abbia scalato fra Italia, Francia e Portogallo, ho superato sei dei dieci valichi alpini asfaltati più alti d’Europa, ma poche volte mi è accaduto di emozionarmi come nella seconda metà del Colle di Sampeyre.
È stato davvero un crescendo emotivo e devo confessare che lo scarto fra l’aspettativa e la realtà ha giocato a favore di questa salita poco conosciuta dal grande pubblico. Le condizioni meteo, con la loro mite variabilità, hanno aggiunto alla scalata un’aura mistica e l’hanno resa davvero indimenticabile.
Colle di Sampeyre: dal bivio per Stroppo a San Martino
Sono partito da Becetto e, dopo avere ridisceso la Val Varaita fino a Piasco, ho valicato la Colletta di Rossana raggiungendo Dronero. Da qui sono risalito per una ventina di chilometri fino al bivio per Stroppo dove inizia la salita verso il Colle Sampeyre.
Memorizzate con attenzione il bivio nella fotografia perché non troverete alcuna indicazione per il colle, né per Sampeyre! Io stesso ho dovuto chiedere conferma a un’automobilista che stava scendendo in senso opposto non capacitandomi che non vi fosse alcuna indicazione relativa a questo lungo colle.
La scarsità di traffico (in un sabato di agosto!) e la carenza di segnaletica stradale mi hanno confermato quanto sapevo di questa valle: se volete scappare dalla pazza folla questo è il posto che fa per voi!
Il primo chilometro è al 9,2% e il secondo all’8,7%. Dopo un chilometro e mezzo si arriva nell’abitato di Paschero costruito a ridosso della chiesa di San Giovanni Battista e, successivamente, si incontra la chiesa di San Peyre. La salita è esposta a sud e questi due primi chilometri sono particolarmente caldi se affrontati nelle ore centrali di una giornata estiva. Nel terzo chilometro, fortunatamente, si entra in una zona ombreggiata che persisterà per circa dieci chilometri. Proprio il terzo chilometro è il più impegnativo di questa prima parte con una pendenza del 10%, mentre i due successivi sono al 9,7% e all’8%.
Giunti a Cucchiales la strada scende per circa mezzo chilometro per poi riprendere a salire, con qualche ulteriore contropendenza, per altri 3,5 km al 2,7%.
Arrivati a San Martino, a quota 1462 metri, mancano 9 chilometri alla sommità: i più difficili, ma senza dubbio i più affascinanti ed emozionanti. Prendete acqua alla fontana che si incontra sul lato destro della strada perché non ne incontrerete altre nella seconda metà dell’ascesa.
Da San Martino allo scollinamento
San Martino superiore è lo spartiacque fra il bosco di latifoglie e quello di aghifoglie. Superati con un tornante a destra i pascoli di questa ultima borgata, si entra in una splendida pineta. Nei, 3,3 km che seguono San Martino la strada sale al 9,1%. La pendenza torna dunque a farsi sostenuta e richiede ai ciclisti la massima attenzione. L’uscita dal bosco avviene sul tratto più impegnativo dell’intera ascesa: il tredicesimo chilometro ha una pendenza media del 10,8% e conduce fino a quota 1871 metri.
La strada transita in una sorta di imbuto su cui si possono ammirare contemporaneamente i valloni di Stroppo e di Elva. Raggiunto il Colle della Cavallina a quota 1941 metri bisogna prestare la massima attenzione e prendere il tornante a V che immette sul tratto finale del Colle di Sampeyre.
Massima attenzione perché non c’è alcun cartello visibile nella direzione di marcia per chi proviene da Stroppo! L’unico cartello che indica la direzione di Sampeyre si vede solamente una volta svoltato a sinistra con una decisa inversione.
Inizia la risalita della Costa Cavallina. A questo punto mancano 3,8 km allo scollinamento. A destra si può ammirare la parte superiore del magnifico vallone di Elva e le cime del Monte Chersogno e del Pelvo d’Elva.
Sono arrivato in questo punto intorno alle 15 e in quel momento le nubi hanno iniziato a risalire fluide dal vallone di Stroppo, superando la cresta di Cavallina e propagandosi fluide nel vallone di Elva. La temperatura si è abbassata di qualche grado e ho dovuto indossare la giacca a maniche lunghe. Piuttosto affaticato dalla scalata ho fatto un’altra sosta e mi sono fermato a contemplare una marmotta intenta a pasteggiare.
Il piacere della contemplazione mi ha accompagnato in tutta la risalita della Costa Cavallina fino alla sommità del colle. Una sequenza di tre chilometri all’8,9%, al 10,4% e all’8,7%, quindi l’ultimo tratto di 800 metri al 6,9% mi hanno portato alla sommità del colle.
Con i suoi 1348 metri di dislivello in 17,8 km (ai quali vanno però aggiunti i metri di contropendenza della prima parte) l’ascesa ha una pendenza media del 7,6%. Ben 7 chilometri hanno una pendenza superiore al 9%, la salita richiede dunque un ottimo livello di preparazione.
Massima prudenza e velocità controllata per chi scende in Val Varaita! Dal punto di vista dell’esposizione la discesa verso Sampeyre è sicura, ma un grosso problema è rappresentato dal fondo stradale davvero pessimo.
Nel migliore dei casi l’asfalto è crepato, nel peggiore ci sono buche e “scalini” da riasfaltature, dopo un paio di chilometri di discesa si incontra persino un tratto sterrato.
Davvero il peggior fondo stradale che abbia mai incontrato in un colle alpino, tanto che, a causa delle forti sollecitazioni, mi sono dovuto fermare a metà della discesa per far riposare piedi e braccia. Il problema non sussiste se si scende da una delle due strade del versante meridionale.
Sul versante meridionale, infatti, c’è un’alternativa: la salita dal vallone di Elva inizia da un bivio successivo a quello di Stroppo e culmina al Colle della Cavallina, condividendo quindi gli ultimi 3,8 km con l’ascesa da me effettuata. Toccherà tornare per provarla…
Foto e video di Davide Mazzocco