Salite da scoprire: il Colle della Dieta
Asfaltata sette anni fa, la salita delle Valli di Lanzo è subito diventata un punto di riferimento per i cicloamatori torinesi. E come dice il nome…
Contenuto realizzato dal Comune di Viù in collaborazione con Sport Folks
***Tutti i giovedì di luglio e agosto il Colle della Dieta viene chiuso al traffico motorizzato, in entrambi i versanti, dalle ore 9.00 alle ore 13.00.***
Nomen omen dicevano i latini ovverosia “il nome è un augurio”. Una volta l’anno salgo in cima al Colle della Dieta e ripenso a quanto questo toponimo sia un suggerimento: se vuoi arrivare in cima mettiti a dieta, in caso contrario ci penserà il Colle della Dieta a farti bruciare i grassi in eccesso.
Io che non sono propriamente una piuma – la bilancia è ormai costantemente sopra gli 80 chilogrammi nonostante tutti i miei sacrifici in sella – mi sottopongo alla “dieta” del Colle della Dieta una volta l’anno da quando la salita è stata asfaltata nel 2010. I versanti sono due e alla fine di maggio io e il mio compagno di pedalate Roberto siamo saliti da quello mediamente più facile, ma più ostico per quanto riguarda le pendenze massime, quello meridionale.
Dopo essere partiti da Torino e avere raggiunto l’imbocco delle Valli di Lanzo passando dalla tranquilla Val Ceronda, abbiamo attaccato la salita dal ponte sulla Stura di Germagnano.
Dopo un tratto di circa due chilometri e mezzo al 4,6% di pendenza media si affronta un tratto di discesa e poi un lungo tratto di ascesa nel quale si può tranquillamente pedalare con il padellone. Il versante sud del Colle della Dieta è una salita con due “anime”: in questa prima parte, lunga 12 chilometri, la pendenza media è del 2,5%.
Una volta arrivati alla fontana di Viù (punto di rifornimento classico dei ciclisti che affrontano le salite della Valle di Viù come il Colle del Lys, Malciaussia e Pian Benot) si inizia a fare sul serio. Dalla fontana allo scollinamento al Colle della Dieta i chilometri sono 9,08 con un dislivello di 669 metri. La pendenza media del 7,4% non deve ingannare: l’ascesa è molto più dura di quanto questa percentuale faccia supporre.
Il primo tratto di salita è caratterizzato da alcuni tornanti e da molti tratti esposti al sole. Se lo affrontate – come è accaduto a noi – intorno a mezzogiorno il caldo può essere intenso. È meglio approfittare della sosta a Viù per reidratarsi e mangiare qualcosa di leggero, perché il resto dell’ascesa richiede fra i 40 e gli 80 minuti, a seconda del livello di preparazione.
Superata la prima parte a tornanti, si raggiunge la frazione di Polpresa, dove la vegetazione permette di pedalare all’ombra. In alcuni tratti la strada spiana e consente di rifiatare. Fra i 4,5 km e i 5,8 km l’ascesa ha una pendenza media del 3,7%. A questo punto si trova un cartello che, a destra, indica la strada per la frazione Asciutti. Qui il gioco si fa duro: per mezzo chilometro la pendenza è del 12,9%, poi diminuisce per poche decine di metri riprendendo con un nuovo tratto di 400 metri al 9,8%.
Raggiunta la frazione degli Asciutti il panorama si apre, per chi abbia ancora la forza per gustarlo naturalmente…
Una grande casa in pietra sulla sinistra annuncia l’inizio dell’ultimo terribile chilometro e mezzo dove sono presenti tre importanti “gradoni”: uno di 500 metri al 12,1%, uno di 150 metri al 14,7% e l’ultimo tratto al 16,5% con una punta massima che sfiora il 20%.
Non c’è che un unico consiglio da darvi: dal bivio degli Asciutti fino alla cima utilizzate il rapporto più leggero di cui disponete.
Avendo effettuato la scalata dopo un lungo periodo di attività, il sopraggiungere di un crampo nel primo dei tre gradoni finali mi ha obbligato a mettere il piede a terra e a proseguire per un centinaio di metri camminando. Nel finale mi sono ripreso, ma, come si vede nell’epilogo del video, la pendenza prossima al 20% mi ha obbligato a zigzagare per attenuare la difficoltà dell’ascesa.
Una volta giunti in vetta, il panorama che spazia dalle vette delle Valli di Lanzo al Santuario di Sant’Ignazio è il giusto premio per lo sforzo sostenuto.
Ma le fatiche non sono finite! Vuoi per l’asfalto poco curato nella prima parte, vuoi per i tornanti molto tecnici, la discesa che porta a Mezzenile diventa un supplemento di fatica: occorre fare attenzione alle buche e a come vengono impostate le traiettorie. Dopo Mezzenile e nella discesa che da Pessinetto porta a Lanzo si può lasciar correre la bicicletta facendo attenzione all’intenso traffico automobilistico.
Tutt’altro che semplice è la salita da Mezzenile: 12,3 km con una pendenza media del 7,3%, ma con gli ultimi 4 chilometri (dopo la frazione Monti) caratterizzati da tre tratti con pendenze superiori al 13%.
Insomma da un lato o dall’altro non c’è scampo: o fai la dieta o ci pensa il Colle della Dieta a farti dimagrire!
Video di Davide Mazzocco e Roberto Bruscagin
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