Salite da scoprire: Col de l’Izoard
Il Col de l’Izoard per la prima volta traguardo di una tappa del Tour de France. Sport Folks vi racconta i suoi “due volti”
Martedì 20 luglio il Tour de France arriverà per la prima volta sul Col de l’Izoard. A 95 anni dal primo passaggio e per la trentaquattresima volta la Grande Boucle sfiderà questa salita dai “due volti”: quello più rassicurante del versante nord e quello spietato del versante sud.
Fra i nomi dei corridori passati per primi in vetta a questo colle nel Tour de France i carneadi sono ben pochi: fra Thys che la tenne a battesimo nel 1922 e Joaquim Rodriguez, 1° nel 2014, ci sono Henri Pélissier, Nicolas Frantz, Bartolomeo Aymo, Gino Bartali, Jean Robic, Fausto Coppi, Louison Bobet (ben tre volte primo in vetta!), Federico Bahamontes, Imerio Massignan, Eddy Merckx, Bernard Thévenet, Lucien Van Impe, Claudio Chiappucci e Stefano Garzelli.
Se nella Casse Déserte un monumento ricorda Louison Bobet e Fausto Coppi è perché il piemontese ha pareggiato il conto con il transalpino grazie al passaggio in testa nella mitica tappa Cuneo-Pinerolo del Giro d’Italia 1949. Anche nei sette passaggi del Giro d’Italia solo grandi corridori sono transitati per primi in testa: dopo Coppi, Franco Bitossi, Lucien Van Impe, Marco Pantani, Pascal Richard, Francesco Casagrande e Danilo Di Luca.
Quest’anno il Tour de France affronterà la salita dal versante più impegnativo, quello meridionale. Quattro giorni prima dell’arrivo dei professionisti a sfidarsi sul tracciato della diciottesima tappa della Grande Boucle saranno i 15mila partecipanti dell’Etape du Tour.
Ma cerchiamo di capire com’è tecnicamente questa salita sulla quale sono state scritte pagine epiche della storia del ciclismo.
Versante Sud: la Casse Déserte
Il punto di partenza per chi vuole scalare l’Izoard è Guillestre, località situata nel dipartimento delle Hautes –Alpes e nella regione Provence-Alpes-Côte d’Azur a una quota di 1025 metri. Guillestre è davvero una località strategica visto che da qui partono ben quattro salite mitiche del Giro e del Tour: oltre al versante sud del Col de l’Izoard si possono scalare il versante francese del Colle dell’Agnello, il mitico Col du Vars e la salita di Risoul, traguardo del Tour de France nel 2014 (1° Rafal Majka) e del Giro d’Italia 2016 (1° Vincenzo Nibali).
Nei primi 16 km, salendo fino al bivio per il Colle dell’Agnello, la strada procede in leggerissima salita: si guadagnano appena 312 metri il che corrisponde a una pendenza media dell’1,95%.
Qui comincia la salita vera e propria, così come viene presa in considerazione dal sito del Tour de France nel grafico che vi proponiamo. Nei primi due chilometri la salita ha una pendenza media del 5%, nel terzo del 7,5%, per poi tornare al 4% una volta che si è superato Arvieux. L’ultimo tratto nel quale si può salire senza un particolare sforzo è il quinto chilometro che ha una pendenza del 5%.
L’attraversamento delle località di La Chalp e di Brunissard è caratterizzato da un progressivo aumento della pendenza media e da lunghi rettilinei al sole. Qualunque scalatore sa quanto i tornanti siano un importante aiuto psicologico per i ciclisti, mentre i rettilinei tendono a rendere più difficoltosa un’ascesa. Inoltre, se si decide di effettuare la scalata in estate o nelle ore più calde, bisogna tenere conto del fatto che non ci sono zone d’ombra.
Superata Brunissard iniziano i tornanti, ma anche in cinque chilometri più impegnativi, quelli che portano ai 2182 metri della Casse Déserte: le cinque frazioni chilometriche hanno pendenze comprese fra l’8,5% e il 10%. Qualche albero c’è ma la vegetazione è decisamente meno densa rispetto all’altro versante dell’ascesa.
Prima di arrivare alla Casse Déserte – dove è situato il monumento a Coppi e Bobet – la “lunare” ostilità dell’ambiente circostante è mitigata da una breve discesa, qualche centinaio di metri appena per rifiatare prima dell’ultimo sforzo.
Gli ultimi due chilometri hanno una pendenza media di poco superiore all’8% con un tratto di 300 metri al 12%, ma uno scollinamento tutto sommato facile.
Complessivamente i 14,1 km di salita sono al 7,3%, una pendenza media tutt’altro che impossibile, ma le condizioni ambientali possono rendere questa salita particolarmente impegnativa.
Ho scalato questa montagna nel 2008 e ricordo come particolarmente impegnativi i tratti rettilinei che fanno da preludio alla seconda parte della salita. Nei secondi 7 chilometri la salita è caratterizzata da pendenze più aspre ma la maggiore quota e aerazione, la presenza di alcuni tratti alberati, la gradevolezza del paesaggio e l’ascesa a tornanti rendono la scalata più stimolante e divertente.
Versante Nord: una scalata in due fasi
Il versante nord del Col de l’Izoard può essere diviso in due parti: i primi 10 km fino a Cervières hanno una pendenza media del 4%, i restanti 9 km che portano ai 2344 metri della vetta hanno una pendenza media del 7,9%.
Partendo da Briançon (quota 1239 metri) si affronta un primo chilometro al 5,5% e un secondo al 6,9%. I successivi tre chilometri sono pressoché pianeggianti con alcuni tratti in leggera discesa.
I cinque chilometri e che conducono a Cervières (1636 metri) hanno pendenze comprese fra il 3,5% e il 7,7%. All’uscita del paese la salita si fa impegnativa: i due chilometri di rettilineo che conducono a Le Laus hanno una pendenza media dell’8,7%.
La parte più bella del versante nord è senza dubbio questa: si pedala in mezzo ai pini salendo da una quota di 1810 metri a una quota di 2212 metri in cinque chilometri. La pendenza media è dell’8%, ma vale il discorso fatto per il versante sud: la bellezza del paesaggio e della salita procurano un’emozione talmente intensa far mettere fra parentesi la fatica.
I tornanti stimolano ad alzarsi sui pedali e gli ultimi due chilometri al 6,6% permettono di recuperare le forze prima di uno scollinamento brillante. Complessivamente si tratta di 19 km di salita al 5,7% di pendenza media.
Difficile scegliere quale versante consigliarvi: quello meridionale è leggendario per le pagine di storia del ciclismo scritte al Tour de France, quello settentrionale vince dal punto di vista delle bellezze naturalistiche. La soluzione? Farli tutti e due, magari in due giorni come ho fatto io nel 2008.
Foto © Pierluigi Mazzocco