Col de la Bonette: in bici fino a 2802 metri
Nel 2007 la salita dalla valle della Tinée, il 26 giugno, undici anni dopo, quella dalla valle dell’Ubaye. Il racconto di come sono arrivato in bicicletta ai 2802 metri di una delle vette d’Europa
Una doverosa premessa: la strada che porta ai 2802 metri del Col de la Bonette non è, come indica la cartellonistica, la più alta d’Europa o, meglio, non lo è più. La strada creata in Austria per collegare Sölden al ghiacciaio dell’Ötztal, la Ötztaler Gletscherstraße, la supera di 27 metri e si può dunque fregiare del primato continentale. L’andaluso Pico del Veleta con i suoi 3367 metri asfaltati supera tutte le strade d’Europa ma non è aperto al traffico. Il Col de la Bonette è, quindi, la strada asfaltata con sbocco veicolare aperta al traffico più alta d’Europa: quello che raggiunge quota 2802 è un anello che gira intorno alla Cime de la Bonette partendo dal colle vero e proprio situato a 2715 metri.
Undici anni fa, nell’agosto 2007, avevo scalato il Col de la Bonette dal versante sud, dopo avere scalato il Colle della Lombarda in precedenza e risalendo la valle della Tinée da Isola fino ai 2802 metri della vetta. Mi era rimasta la curiosità di pedalare sul versante nord, quello che risale la valle dell’Ubaye, e il 26 giugno ho portato a termine questo progetto cullato per oltre un decennio.
Come era avvenuto durante la prima scalata sono stato supportato da mio padre che mi ha seguito in auto ed è l’autore del video in apertura che racconta la scalata di quest’anno.
Col de la Bonette: versante sud da Saint Etienne de Tinée
Partendo da Isola (865 m) si percorrono i 15 chilometri di fondovalle fino a Drogon (1205 m) e a Saint Etienne de Tinée (1150 m) dove inizia ufficialmente la salita. Questa strada di fondovalle è caratterizzata da numerosi tratti di pista ciclabile in sede propria.
Dal punto di partenza ufficiale, il ponte di Saint Etienne de Tinée, alla vetta ci sono 25,8 km di ascesa con un dislivello di 1652 metri e una pendenza media del 6,4%.
I primi 10 km della M2205 hanno una pendenza media del 5%, sono piuttosto regolari e ideali per scaldare il motore in vista della parte più impegnativa dell’ascesa. Lunghi rettilinei portano sino a località Pra, a quota 1649 metri.
Qui la vegetazione si dirada e inizia il segmento con le pendenze più impegnative dell’ascesa (eccezion fatta per l’epilogo). Superato Pra inizia un chilometro e mezzo all’8,1% e poi un tratto di alcune centinaia di metri all’11%.
Dal km 12 fino al km 18,5 una decina di tornanti con pendenze variabili fra il 5% e l’8,5% fanno guadagnare quota 2290 metri in un paesaggio ormai completamente privo di vegetazione.
La strada transita in mezzo alle caserme (alcune delle quali diroccate) del Camp des Fourches. Per chi è particolarmente sensibile alla quota qui l’aria rarefatta inizia a farsi sentire.
I successivi 4 km al 6,5% di pendenza media procedono in un paesaggio dominato dal silenzio, nel quale, con un po’ di fortuna, si possono vedere volare le aquile. Siamo ormai a quota 2550 metri e, negli ultimi 3 km, l’erba lascia il posto alle pietre. Il paesaggio si fa lunare, ma la prossimità della vetta moltiplica le forze.
Quando si arriva a quota 2715, a quello che è il vero colle, la strada in falsopiano permette di respirare. Per arrivare in cima mancano ancora 800 metri che hanno una pendenza media del 13%. A questo punto, però, l’esaltazione è tale da rendere la fatica impercettibile.
La foto della prima scalata dal versante sud è di undici anni fa, avevo 31 anni, la mia vecchia bici Sannino ed era la prima volta che superavo in bici i 2500 metri. Di quella scalata mi rimangono ricordi soprattutto della seconda parte, quella dal Pra in poi, come se la memoria avesse trattenuto meglio solamente le emozioni vissute in alta quota…
Col de la Bonette: versante nord da Jausiers
Jausiers è un posto eccezionale nel quale piazzare il proprio campo base se si vogliono scalare un po’ di colli alpini: gli attacchi delle salite di Vars, Larche, Cayolle, Pra Loup e Allos sono a pochi chilometri dal centro dell’Ubaye, mentre per quanto riguarda la Bonette la partenza è proprio dal centro del paese.
Come capita sulla maggior parte dei colli alpini, l’ascesa della Bonette è scandita da una cartellonistica che, oltre a indicare il countdown dei chilometri dalla vetta, la quota e i chilometri percorsi, segnala la pendenza media chilometro dopo chilometro.
Non è solo questo a rendere l’ascesa “a misura di ciclista”: l’ampiezza della sede stradale ha consentito ai lungimiranti amministratori locali la creazione di una bike lane che delimita lo spazio in cui i ciclisti possono pedalare durante la salita. Non si tratta di una pista ciclabile, ma di una semplice linea tratteggiata che aiuta il traffico motorizzato a percepire meglio la distanza di sicurezza da mantenere in fase di sorpasso e i ciclisti a pedalare in un contesto friendly.
Va detto che, dal punto di vista del traffico, non vi è utenza stradale più rispettosa dei ciclisti di quella francese. In tanti anni di scalate Oltralpe non ricordo un gesto di insofferenza nei miei confronti, mentre atteggiamenti di violenza e dileggio sono la norma in Italia, come ho ricordato in una lettera scritta alcuni mesi fa.
Torniamo alla cronaca. La partenza da Jausiers è stata veramente brillante tanto che nella prima ora ho coperto ben 10 km di ascesa, con una VAM di 660 m/h, un dato fuori dall’ordinario visto che sono abituato a salire con una VAM compresa fra i 450 m e i 550 m all’ora.
I primi chilometri dell’ascesa sono decisamente pedalabili, su di una strada ampia e priva di cambi di pendenza. Ci sono alcuni tornanti e, sin dai primi chilometri, la salita è priva di tratti all’ombra.
La pendenza media dei primi 5 km è del 5,5%, mentre nel secondo segmento di 5 km la pendenza sale al 7,6%. Lunghi rettilinei che puntano con decisione verso sud si alternano a suggestivi tornanti.
Una delle caratteristiche principali di questa ascesa è che le maggiori difficoltà si trovano nella parte centrale dell’ascesa ovvero nel momento in cui si è già “caldi” e non si è ancora troppo stanchi. Dal decimo al dodicesimo chilometro di salita la pendenza è al 7,5%, poi si rifiata nel chilometro al 4,5% che fa da preludio ai 3000 metri all’8,5% che portano a quota 2320.
A questo punto mancano 8 chilometri alla vetta. Inizia a sentirsi il fischio delle marmotte e vale la pena lasciarsi distrarre dalla bellezza di un paesaggio emozionante.
Un altro chilometro al 5% e si arriva al Lac de Essaupres: è qui che sono state riprese le due marmotte che si vedono nel video. Siamo a quota 2370 ed è il momento ideale per fare una pausa e rifocillarsi.
I due chilometri successivi al lago hanno una pendenza del 7,5% e si snodano su tornanti molto ampi e panoramici. Un altro chilometro con tornanti all’8% conduce fino alle Casermes de Restefond, a quota 2600 metri.
Un consiglio che mi sento di dare, anche ai ciclisti meno freddolosi, è quello di portare con sé una maglia pesante e una giacca antivento perché a queste quote il tempo può davvero cambiare in un attimo.
Raggiunta quota 2600 le pendenze scendono ulteriormente: i due chilometri successivi sono al 4,5% e consentono di gustare il panorama sulle cime della regione e sulla Cime de la Bonette.
Dopo una prima ora a 660 m/h, nel secondo segmento fino al Lac de Essaupres ho pedalato per 54 minuti con una VAM di 500 m/h, mentre nell’ora finale ho coperto i 432 metri fino alla vetta. La VAM Complessiva da Jausiers al Col de la Bonette è stata di 550 m.
Arrivato al colle basso posto a 2700 metri ho trovato la parte meridionale dell’anello transennata: il divieto mi ha costretto a passare dall’altra parte e a pedalare sugli 800 metri al 13%, con punte superiori al 15%.
A differenza della mia prima ascesa, questa volta ho trovato una vetta piuttosto affollata dai motociclisti. Ciclisti? Pochi e tutti over 50.
In tutto 24 km al 6,6% di pendenza media, un dato molto simile a quello dell’ascesa dal versante meridionale. Una doppia scalata che, naturalmente, mi sento di consigliare a chiunque ami la montagna!
Foto e video | Pierluigi Mazzocco e Davide Mazzocco