Col de l’Agnel in bici: la salita dal versante francese

Col de l'Agnel la salita in bici

Si tratta di uno dei più alti valichi di Francia e del più alto colle transfrontaliero d’Europa

Il Colle dell’Agnello è entrato nell’immaginario comune dei ciclisti grazie alle imprese che i ciclisti hanno compiuto sul versante italiano, mentre il Col de l’Agnel francese è stato teatro di una sola gara professionistica: la quindicesima tappa del Tour de France 2008 vinta da Simon Gerrans a Pratonevoso.

La salita del Queyras ha una lunghezza da maratona: 42 chilometri di pedalata con partenza ai 1008 metri di Guillestre e arrivo ai 2744 metri del confine franco-italiano. I primi diciannove chilometri sono piuttosto semplici: da Guillestre si seguono le indicazioni per il confine italiano e si affrontano un paio di chilometri al 4,5% di pendenza media. Tre chilometri di discesa conducono a Maison du Roi, località nella quale inizia un lungo falsopiano in salita di 10 km al 2,1%.

Il castello che dà il nome alla località Château Queyras
Il castello che dà il nome alla località Château Queyras

Si tratta di un riscaldamento ideale in vista delle fatiche che saranno affrontate nella seconda parte della salita. Un paio di “gradoni” conducono ai 1380 metri di Château Queyras, poi dopo una breve discesa un paio di chilometri di falsopiano conducono a Ville Vieille. Siamo a metà del percorso, a quota 1379 metri.

Fino a questo momento non l’ascesa non ha presentato particolari difficoltà, ma è stata solamente un lungo avvicinamento all’ascesa vera e propria.

La Demoiselle Coiffée
La Demoiselle Coiffée

Messa alle spalle Ville Vieille si pedala per 5 chilometri con una pendenza del 6,9% fino ai 1737 metri di Molines en Queyras. In questa fase iniziale dell’ascesa si può notare nella foresta alla destra della strada la Demoiselle Coiffée, una particolare formazione rocciosa alla quale l’erosione ha conferito l’aspetto di una donzella col cappello.

Nei successivi due chilometri la pendenza media è del 7,1%, con un tratto al 12% che obbliga i ciclisti ad aggiungere qualche dente alla corona posteriore. Raggiunta Pierre Grosse si torna a respirare con un paio di chilometri al 5,1% e un chilometro al 4,1%. Arrivati a Fontgillarde si può tirare il fiato nell’ultimo falsopiano (un chilometro all’1,9%).

Col de l'Agnel confine franco-italiano
Avanti tutta verso il confine franco-italiano!

A questo punto, a quota 2022 metri, mancano meno di 10 chilometri alla vetta. Gli alberi sono ormai spariti e inizia a sentirsi il tipico verso con cui comunicano le marmotte. Nel corso della mia unica scalata al Col de l’Agnel mi è capitato di vedermi attraversare la strada da alcuni esemplari particolarmente socievoli e impavidi!

Col de l'Agnel uno degli ultimi tornanti
Uno degli ultimi durissimi tornanti prima dello scollinamento

Dopo Fontgillarde le pendenze aumentano progressivamente: 4,1%, 5%, 7%, 6,8% e 9%. Siamo a quota 2360 metri, mancano poco più di 4 chilometri e poco meno di 400 metri alla sommità. L’aria è rarefatta e, dopo tanti rettilinei, nel gran finale si affronta finalmente qualche tornante.

In quest’ultimo tratto non mancano rampe con pendenze superiori al 10%, mentre le frazioni chilometriche hanno pendenze medie comprese fra l’8,3% e l’8,8%.

Col de l'Agnel in bici al confine franco-italiano
Una ruota in Francia e una in Italia!

Dopo tanti chilometri di salita la fatica inizia a farsi sentire. Gli ultimi 400 metri sono al 9,8%. Ai 2744 metri della vetta una pietra segna il confine fra Francia e Italia.

Può fare freddo anche nella bella stagione, quindi non bisogna dimenticarsi una maglia a maniche lunghe e un giubbino antivento.

Considerando che l’innevamento può perdurare fino a fine maggio, il periodo consigliato per la scalata va da giugno a settembre.

Foto © Pierluigi Mazzocco

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Giornalista e ciclista, è riuscito a far convivere le sue due passioni scrivendo di bici per numerose testate, fra cui "Ciclismo" e "L'Unità". Colleziona colli alpini ed è sempre a caccia di nuovi itinerari fra Italia, Francia e Portogallo. Ha pubblicato diversi libri fra cui "Storia del ciclismo" e "Grimpeur".
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