Il ciclismo e il potere della psiche: intervista allo psicologo Giuseppe Vercelli

Ciclismo e psiche - Intervista psicologo Vercelli

Quanto conta l’aspetto mentale in una performance sportiva? Quali sono le tecniche e le pratiche per migliorare le proprie prestazioni dal punto di vista psicologico? Ne abbiamo parlato con lo psicologo dello sport Giuseppe Vercelli

La psicologia dello sport si sta diffondendo sempre di più come una delle discipline strategiche per la buona riuscita delle performance agonistiche. La metodologia di preparazione degli atleti sta cambiando e sta progressivamente abbracciando discipline che offrono strade collaudate per la costruzione di un “ambiente” mentale capace di favorire prestazioni di alto livello.

Per capire quali siano le specificità nella preparazione psicologica dei ciclisti abbiamo contattato Giuseppe Vercelli, docente di Psicologia dello sport all’Università di Torino, consulente della Juventus e responsabile dell’area psicologica delle nazionali di Pallavolo, di Canoa e Kayak e delle discipline invernali appartenenti alla Fisi.

Professor Vercelli quali sono le principali caratteristiche della preparazione psicologica per un ciclista?

“Parliamo di ciclismo su strada, visto che è la disciplina ciclistica più diffusa e praticata. Occorre fare una premessa, sottolineando come la ciclicità di questa disciplina crei una determinata attitudine mentale. Nell’ambito degli sport di resistenza i nostri studi si concentrano sulle qualità mentali che permettono di fare la differenza quando si supera una certa soglia di fatica. Bisogna avere ben chiara la differenza fra la fatica fisica e la fatica mentale. L’allenamento del ciclista è focalizzato sulla capacità di far fronte alla fatica fisica in un lungo periodo di tempo. La fatica mentale, invece, non sopraggiunge in maniera scientifica: l’appannamento può arrivare a metà della competizione oppure alla fine. Ecco perché noi dobbiamo studiare i meccanismi che consentono di mantenere la giusta lucidità anche quando si fa fatica mentale. È ormai assodato che i cicli prestazionali del cervello durano fra i 90 e i 120 minuti. Dopo questo periodo c’è uno scadimento fisiologico e i nostri neurotrasmettitori hanno bisogno di 15-20 minuti per ricaricarsi. Quindi una cosa è la fatica contenuta in un’ora e mezza o due ore, un’altra è la fatica quando si supera questo periodo di tempo. È per questa ragione che le gare di automobilismo non durano più di due ore”.

E quindi cosa accade nella psiche di uno sportivo sottoposto a uno sforzo prolungato?

“Ogni atleta crea una sorta di linguaggio interno per superare la fatica. Una cosa è dirsi di non mollare, un’altra è dirsi che la fatica che si sta facendo è l’opportunità per pescare ulteriori energie dentro di sé e superare un momento di difficoltà”.

C’è un ciclista che le sembra molto solido da questo punto di vista?

“Non lo conosco personalmente, ma Peter Sagan mi sembra possedere queste caratteristiche”.

Giuseppe Vercelli è docente di Psicologia dello sport all’Università di Torino

Come si approcciano psicologicamente appuntamenti come la Maratona dles Dolomites o la Nove Colli che richiedono una preparazione fisica di mesi?

“La prima cosa da fare è differenziare gli obiettivi e crearsi dei traguardi a breve termine, a medio termine e a lungo termine. Se si pensa solamente sul lungo termine l’obiettivo può sembrare irraggiungibile, ma se ci diamo dei traguardi parziali e definiamo degli indicatori per valutarne il raggiungimento, l’approccio agli obiettivi diventa più semplice. In questa dinamica è fondamentale un dialogo costante fra l’atleta, il preparatore atletico e lo psicologo dello sport. Quali sono gli indicatori? Ci sono quelli fisici come i watt e la soglia anaerobica e quelli che solo l’atleta può conoscere attraverso le sensazioni che prova durante gli allenamenti o nelle gare. Dal punto di vista mentale occorre regolare al meglio le energie psicofisiche e prestare attenzione a quella che è l’idea dominante per produrre il mio gesto atletico”.

Qual è, invece, il giusto approccio mentale alla gara?

“In una competizione di lunga durata come il ciclismo è importante fare una staffetta con se stessi. Il discorso è simile a quello fatto per l’allenamento: bisogna porsi dei traguardi intermedi. A differenza dell’allenamento, in gara un ruolo determinante è rivestito dall’abitudine alla competizione e dalla capacità di prevedere gli imprevisti, da quelli climatici a quelli che si incontrano sul percorso. Un ciclista di esperienza sa reagire più rapidamente agli imprevisti e molte volte è questa rapidità a garantirgli il successo”.

Smettendo per un attimo di parlare di agonismo e pensando al cicloturismo, mi ha sempre stupito come per molte persone giovani e in salute sia inconcepibile la possibilità di fare 40-50 chilometri in un giorno. Secondo lei da che cosa dipende questa sorta di blocco mentale?

“Questo perché, specialmente per quanto concerne gli sport di resistenza, esistono motivazioni intrinseche e motivazioni estrinseche. Nel primo caso io pedalo per raggiungere un traguardo che mi sono dato, per una sfida personale, nel secondo caso il traguardo mi viene imposto dall’esterno. Se la motivazione è estrinseca posso provarci, ma avrò maggiori difficoltà a sopportare la fatica”.

Con una Vuelta a Espana corsa all’attacco e conclusa con il successo sull’Alto de El Angliru, Alberto Contador ha confermato di possedere grandi qualità anche dal punto di vista psicologico

Può spiegarci che cos’è S.F.E.R.A.?

“S.F.E.R.A. è un modello che è stato sviluppato dall’Università di Torino, dal Coni e dalle Nazionali italiane e che riassume con un acronimo i cinque ingredienti fondamentali della prestazione sportiva. Il primo è la Sincronia ovvero la connessione di corpo e mente che devono lavorare in maniera armonica per il raggiungimento di determinati traguardi. Forza è la capacità di accendere una sorta di ‘interruttore’ che consente di valorizzare al meglio quelli che sono i miei punti di forza. Energia chiama in causa l’abilità nel regolare l’energia in modo da non impiegarne poca, ma nemmeno troppa. Il Ritmo è un aspetto fondamentale nel ciclismo, definisce la qualità del gesto, la sua armonia e, quindi, anche la sua efficacia. Infine Attivazione ovverosia la spinta di entusiasmo e motivazione che agisce da forza motrice per il corpo. Per questo punto torniamo a quanto abbiamo detto in precedenza: se la mia motivazione intrinseca è forte la mia attivazione è rapida ed efficace, se la motivazione proviene dall’esterno sarà tutto molto più complicato”.

Per approfondire i temi trattati in questo articolo potete consultare il sito di Giuseppe Vercelli e di Psycosport.

Foto Sagan: © Bora Hangsrohe – Stiehl | Foto Contador: © Twitter @La Vuelta – @PhotoGomezSport | Foto Giuseppe Vercelli

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Giornalista e ciclista, è riuscito a far convivere le sue due passioni scrivendo di bici per numerose testate, fra cui "Ciclismo" e "L'Unità". Colleziona colli alpini ed è sempre a caccia di nuovi itinerari fra Italia, Francia e Portogallo. Ha pubblicato diversi libri fra cui "Storia del ciclismo" e "Grimpeur".
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