Bikepacking: come prepararsi, i consigli per chi viaggia in bici
L’attrezzatura, l’abbigliamento, la pianificazione logistica, la preparazione fisica e piscologica e i consigli su come gestire il viaggio in bikepacking
Dopo avere affrontato il mio primo bikepacking con un vero e proprio battesimo del fuoco sulle Alpi italo-francesi, mi sento di condividere con tutti coloro che vogliano organizzare un tour cicloturistico in autonomia alcuni consigli su come preparare e affrontare un viaggio con molte implicazioni logistiche, atletiche e psicologiche.
Bikepacking: attrezzatura e abbigliamento
Per quanto concerne l’attrezzatura, l’obiettivo è di limitare il più possibile il peso del bagaglio, allo stesso tempo è fondamentale riuscire a distribuirlo in modo tale che questo non interferisca con la pedalata. Io ho scelto di utilizzare uno zaino da ciclismo con una capienza di 20 litri e una borsa sottosella da 18 litri.
Grazie alle numerose cinghie dello zaino sono riuscito a mantenere all’esterno i sandali da utilizzare nella fase di riposo. Le due tasche laterali elasticizzate sono state utilissime per trasportare la seconda borraccia oppure frutti (banane ad esempio). La chiusura addominale dotata di due piccole tasche con retina si è rivelata utilissima per riporre carte e rifiuti, ma anche i calzini non ancora asciugatisi dopo il bucato!
Veniamo al dettaglio del materiale che ho utilizzato:
- bicicletta da corsa (Cannondale Synapse, con me dal 2007)
- 2 borracce
- 1 borraccia portaoggetti
- 2 camere d’aria
- 1 multiattrezzo
- 1 pompa
- 1 confezione tappabuchi per camere d’aria
- 1 ferretti per scalzare lo penumatico
- luce
- 2 pantaloncini
- 3 maglie
- 2 canotte leggere
- 1 canotta maniche lunghe
- giacca mezza stagione
- 3 calze sport
- 1 calza di lana pesante
- scarpe da ciclismo
- sandali
- 3 bandane
- pantaloni lunghi da riposo
- 2 boxer
- maglietta sintetica
- camicia sintetica
- pile
- giacca antipioggia ciclismo
- telo termico
- cappellino
- casco
- occhiali da sole
- occhiali da vista
- 5 barrette cereali
- 1 confezione barrette sesamo
- albicocche disidratate
- nocciole sgusciate
- 9 bustine di sali minerali
- 1 confezione zuccheri a rapida assimilazione
- spazzolino da denti
- collirio
- dentifricio
- mascherina
- guanti monouso
- crema solare
- macchina fotografica
- gel igienizzante
- telefono cellulare
- libro
- penna
- fogli prenotazioni
- portafoglio
- carta identità, tessera sanitaria
- caricabatterie cellulare
- caricabatterie macchina foto
- power bank
- zaino 20 litri
- borsa sottosella 18 litri
La preparazione fisica
Una volta stabilito il vostro obiettivo e individuate le tappe allenatevi di conseguenza. Avete in programma un percorso infarcito di salite e con dislivelli considerevoli da superare? Allenatevi su questo terreno, fate uscite da 1500-2000 metri di dislivello. Iniziate a pensare allo sforzo in termini di dislivello più che di chilometraggio.
Abituatevi a pedalare per molte ore al giorno e provate a misurarvi sulla lunga distanza. Nei percorsi più ridotti del bikepacking avrete un surplus di peso da portare con voi ed è quindi fondamentale riuscire a perdere eventuali chili di troppo che saranno compensati dal bagaglio. Io sono partito per il #bikepackingalps2020 con 78.1 kg, quindi ho pedalato come se pesassi 84 kg. Sono riuscito a cavarmela senza grandi problemi perché nei mesi precedenti ho lavorato molto sia sulla distanza che sulla salita.
È importante partire la mattina presto, non oltre le ore 9, in modo da sfruttare le ore fresche del mattino, magari per risalire dai fondovalle quando le temperature non sono ancora proibitive.
La preparazione psicologica
La preparazione psicologica è importante tanto quanto quella fisica. La motivazione è fondamentale: senza i giusti stimoli diventa molto complicato svegliarsi presto la mattina per allenarsi, limitare l’apporto calorico a tavola e restare in sella le ore necessarie per preparare il proprio apparato muscolare alle sfide imposte da chilometraggi e dislivelli non convenzionali.
Nell’avvicinamento alla partenza è importante avere ben chiara l’entità dello sforzo che si dovrà compiere e le variabili che si potranno incontrare sul percorso: maltempo, forature, problemi meccanici, disturbi fisici.
Bikepacking: la preparazione logistica
La pianificazione del viaggio è un momento fondamentale. Le tappe vanno commisurate alle possibilità fisiche del ciclista, al suo stato di forma, alla lunghezza delle giornate, alle caratteristiche dei percorsi e considerando le succitate variabili.
Per il mio viaggio sulle Alpi italo-francesi ho pianificato quattro tappe consecutive con dislivelli compresi fra 2000 e 2850 metri. Tutto è andato per il meglio, ma, molto probabilmente, non inserirei più due giornate consecutive con più di 2500 metri come accaduto nelle due frazioni centrali dei sei giorni di viaggio.
Credo che, con bagaglio al seguito, la formula migliore sia quella di alternare giornate con un grande colle a giornate con due grandi colli in modo da consentire a mente e corpo di avere almeno un pomeriggio su due per recuperare. Tutto dipende dalla propria condizione, ovviamente, ma dalla mia visuale di cicloturista quarantaquattrenne penso che 2000 metri di dislivello al giorno siano già un obiettivo piuttosto ambizioso. Anche perché bisogna avere il tempo e la freschezza per guardare il paesaggio altrimenti che cicloturismo è?
Infine, prima di partire fate fare una revisione della vostra bicicletta dal meccanico di fiducia: verificate la funzionalità di cambio e freni, lo stato delle coperture e della catena. Cercate di limitare al minimo la possibilità di incorrere in problemi meccanici.
Bikepacking: consigli utili
Nonostante preferisca di gran lunga il cotone, il mio consiglio è di equipaggiarsi con indumenti in fibra sintetica anche per le fasi di riposo. Nel mio viaggio ho portato con me un paio di pantaloni lunghi da trekking riducibili, una camicia da trekking a maniche lunghe e una maglietta della mia squadra, l’Asd Di tutti i sentieri. Perché utilizzare gli indumenti sintetici? Molto semplice: perché dopo il lavaggio asciugano più in fretta.
Al termine della tappa, appena giunto in albergo, la prima cosa da fare è lavare maglia, pantaloncini, canottiera, bandana e calzini e metterli ad asciugare. In questo modo si facilita l’asciugatura che può essere accelerata con l’ausilio di un phon. È consigliabile, per quanto possibile, evitare di mettere nel proprio zaino indumenti bagnati che rischiano di rendere maleodorante tutto l’interno della sacca. Portatevi comunque un paio di sacchetti di plastica per separare la biancheria pulita da quella sporca.
Portatevi assolutamente due borracce. Rimanere senza acqua – a me è successo nella prima metà del Col de Vars – è assolutamente spiacevole e può creare grossi problemi per la prosecuzione della tappa. Avere due borracce consente di avere una maggiore autonomia e raggiungere centri abitati nei quali fare rifornimento di liquidi. Riempite sempre le vostre borracce: meglio portarsi mezzo chilo in più in salita che avere addosso la “scimmia” di una crisi da disidratazione.
Cercate di nutrirvi con frutta fresca o secca e portate con voi degli integratori con sali minerali che possono essere salvifici in caso di crisi. Mangiate a piccole dosi, ma regolarmente, cercando di non far trascorrere troppo tempo fra uno spuntino e l’altro. Nelle giornate più calde migliorate la vostra reidratazione con sali minerali. Allo stesso tempo non abusatene: quale sia il chilometraggio o il dislivello io cerco di non superare le due bustine al giorno.
Prima di mettere la seconda borraccia nella tasca elasticizzata del vostro zaino guardate da che parte si trova il sole e mettetela dall’altra parte. Sfruttate al massimo le cinghie del vostro zaino per riporre sandali o altri pezzi dell’equipaggiamento che possono stare all’esterno.
Cercate di limitare il peso del vostro bagaglio ai 6 kg. Io per arrivare a questo obiettivo ho fatto delle scelte sulla base di peso e ingombro, non ho avuto paura ad utilizzare la bilancia con cui peso gli alimenti. Mi sono concesso un’unica eccezione: un libro di 150 grammi. Ma ne è valsa la pena!
Foto di Davide Mazzocco, Griffe Photos