I consigli dell’Ironman Alessandro Turci per fare triathlon ad alti livelli (anche a 50 anni)
Come ci si prepara fisicamente e mentalmente, che cosa si mangia, come si gestisce la gara e come ci si allena alle transizioni. L’Ironman Alessandro Turci ci guida alla scoperta della disciplina regina dell’endurance
Nuoto, ciclismo e corsa, un solo sport, senza soluzione di continuità: il triathlon. Oggi su Sport Folks vi parliamo della specialità regina fra gli sport di endurance intervistando Alessandro Turci, un atleta che da quasi un quarto di secolo si dedica a questa specialità.
Dopo aver compiuto 50 anni è arrivato 18° nella categoria 50-55 ai Mondiali della scorsa estate a Port Elizabeth. Sempre nella stessa categoria ha vinto l’Ironman 70.3 di Lanzarote, la distanza media rispetto all’Ironman completo.
A lui abbiamo chiesto come si allenano corpo e mente per prove così impegnative, come ci si alimenta, quali strategie di gara si adottano, come si può migliorare nelle transizioni, ma soprattutto come si può continuare a praticare il triathlon con ottimi risultati anche dopo i 50 anni.
Quando hai iniziato a fare triathlon e da che cosa è nata questa passione?
“Ho iniziato nel 1995, correvo in bicicletta, tramite amici sono venuto a conoscenza del triathlon. È stato come un colpo di fulmine, mi piacevano gli atleti e l’aura di sport estremo, di fatica, per duri. La sfida contro se stessi, professionisti a parte, è alla base di questo sport”
Quale fra le tre specialità del triathlon è quella nella quale ti senti più forte?
“Penso il ciclismo. Oggi faccio poche gare, quindi preferisco concentrami su quelle medio lunghe, che danno molta soddisfazione, ma non affaticano troppo il fisico. Quindi la frazione di ciclismo è quella più lunga e redditizia ai fini di un buon risultato, di conseguenza mi alleno maggiormente in bici e questo mi permette di avere una buona prestazione sulle due ruote. Di corsa sono onesto, in acqua ho buona tecnica anche se mi alleno poco”
Com’è cambiato, nel corso degli anni, il tuo programma di allenamento?
“Cerco di allenarmi in modo tale da recuperare, questa è la cosa più importante salendo con l’età. È inutile fare molti chilometri senza assorbire i carichi. Prima di tutto il recupero, quindi le andature delle varie sessioni di allenamento devono essere sempre precise e controllate. Meglio un riposo in più che un allenamento scarso in qualità”.
Dal punto di vista della strategia di gara come si divide lo sforzo?
“Il mezzo Ironman, essendo una gara di endurance mediamente lunga, va affrontato con la dovuta cautela. Occorre sapere precisamente il proprio valore e agire di conseguenza. La sovrastima è il peggior nemico del triatleta di lunga distanza perché porta a sbattere il muso contro la tanto temuta crisi. Io preferisco gestirmi e fare una progressione lunga cercando di finire in crescendo. Ovviamente i margini di errore sono molto pochi, perché più gli obiettivi sono importanti più l’attenzione e la sensibilità devono essere massime. In questo senso anche l’alimentazione durante la gara è importantissima”
Quale ruolo ha l’alimentazione prima, durante e dopo la gara?
“L’alimentazione è fondamentale, bisogna avere sempre il serbatoio pieno di energia. Una buona alimentazione consente inoltre di recuperare meglio e affrontare le successive sessioni di allenamento in modo migliore. Se mi guardo indietro, posso dire che oggi mangio di più e meglio rispetto a quando ero più giovane. Mangio soprattutto più proteine, paradossalmente credo di avere una massa muscolare superiore oggi rispetto a qualche anno fa. Posso anche dire che la cultura dello sportivo in fatto di alimentazione è molto scarsa, viziata anche da abitudini e informazioni “per sentito dire” nell’ambiente veramente sbagliate e addirittura pericolose. Di conseguenza l’alimentazione è la quarta disciplina del triathlon, va curata allo stesso modo degli altri tre sport. Pena lo scadimento delle prestazioni”
Quali sono i tuoi personali nell’Iron Man o sulle altre distanze?
“Nell’Ironman ho realizzato 9h32’, nel mezzo Ironman 4h37’, nell’Olimpico (con scia consentita in bici) 1h57’ e nello sprint 1h4’ (senza scia)”
Quali sono le principali manifestazioni alle quali hai preso parte nei tre singoli sport che compongono il triathlon?
“Nel ciclismo Maratona delle Dolomiti, Giro delle Fiandre, Nove Colli, l’Étape du Tour. A piedi la Maratona di Milano, la Stramilano (mezza maratona), la mezza di Londra. A nuoto ho gareggiato da piccolo in tutte le gare più importanti del panorama nazionale”.
Quanto conta l’aspetto psicologico in uno sport così impegnativo?
“È fondamentale. Il serbatoio dell’energia mentale – la motivazione – deve essere sempre pieno. Io penso che sia meglio essere leggermente sotto allenati (ma spesso non è così) che troppo allenati. Meglio arrivare freschi con la voglia di fare fatica intatta alla partenza che il contrario. Non avrebbe senso”.
Quali sono i materiali che utilizzi nelle tre specialità?
“Per nuotare utilizzo la muta in neoprene (spesso facoltativa) che rappresenta un vantaggio in termini di scivolo e velocità in acqua. Nel ciclismo utilizzo una bici da crono/triathlon Colnago KOne e nella corsa a piedi un paio di scarpette leggere da fondo (marca New Balance)”.
Parliamo delle transizioni: come si svolge l’allenamento specifico per limare secondi nei passaggi da una specialità all’altra?
“Quello è l’allenamento specifico del triathlon. Il cambio più semplice da allenare è quello bici/corsa a piedi, per ovvi motivi. Fattibile ovunque e con qualsiasi condizione di tempo. Il primo, invece, è più difficile da allenare per ovvi motivi legati al clima e alle temperature. Alcuni professionisti portano la bici in piscina, la mettono su un rullo, nuotano, escono veloci dall’acqua e simulano il cambio indoor. Per noi amatori è tutto più difficile, spesso ci si accontenta di allenarsi in gara…”
Quali sono gli eventi che consiglieresti a tutti coloro che amano questo sport?
“L’Ironman Hawaii è la finale del circuito mondiale e si svolge in un ambiente magnifico (alle isole Hawaii appunto). Chi non può andare lo può guardare streaming sul pc. È uno spettacolo che vale la pena di seguire. In Europa è molto bello l’Ironman di Francoforte”
Quali consigli daresti a un triatleta over 50 e quali, invece, a un giovane che si avvicina a questo sport?
“Al triatleta over 50 direi di non esagerare con i chilometri e di lavorare molto anche sulla tecnica nelle tre diverse discipline. E nel dubbio saltare qualche allenamento per riposare di più. Al giovane direi di non avere fretta e di provare a crescere per gradi per costruirsi fisico e mentalità consistenti perché il problema del burn-out nel triathlon (il sovraffaticamento) è più pericoloso e reale che in altri sport”
Foto su concessione di Alessandro Turci